PROGETTUALITÀ E SICUREZZA. ALLA BASE DEL VARO DELLA FASE DUE – COMUNICATO 09.04.20
La curva del contagio del Coronavirus sta iniziando fortunatamente a calare ed è doveroso iniziare a pensare alla “fase 2”.
Secondo le prime anticipazioni, vi sarà una ripresa limitata solo ad alcune attività produttive classificate a basso rischio, per le quali rimarranno tuttavia le regole sul distanziamento e continuerà ad essere incentivato lo smart working.
La responsabilità del Governo in questo momento è elevatissima: l’entusiasmo dettato dal crescente abbassamento dei ricoveri e dei decessi non deve vanificare i sacrifici, in termini di vite umane e di paralisi delle attività produttive, sin qui compiuti.
Il rischio di contagio è tutt’ora presente ed occorre prendere a modello le esperienze internazionali di “exit strategy”, con una idea di contenimento che sia di lungo periodo.
Innanzitutto occorrerebbe la costituzione di una catena di comando centralizzata ed autorevole, che tenga nel giusto conto il rango delle norme emesse, contemperando le esigenze emergenziali con i principi costituzionali.
Al fine di evitare una fase 2 dai tempi indefiniti, con la possibile insorgenza di nuovi focolai, occorre finalmente colmare l’attuale carenza di dispositivi diagnostici.
Prendendo a modello alcune esperienze internazionali virtuose, occorre tendere ad uno screening totale: ogni cittadino dovrà essere sottoposto a test in tempi ragionevoli.
C’è da chiedersi anche in ordine ai costi e alle energie spese in fase di emergenza se possono essere mitigati con uno screening della popolazione che può salvaguardare il lavoro e la salute dei cittadini italiani.
Nelle more, bisognerebbe adottare strumenti di controllo digitale che attraverso i big data consentano il monitoraggio dei flussi di persone nel rispetto dei principi democratici.
Servirebbe infine un protocollo unico per l’intera nazione, con regole precise sul distanziamento tra i cittadini e sulle protezioni da adottare per i lavoratori, analizzando le esigenze delle varie tipologie di aziende pubbliche e private.
Solo sulla base di questi imprescindibili presupposti si potranno contestualmente programmare le attività necessarie alla ripresa economica; innanzitutto quelle di supporto al settore sanitario, farmaceutico e agroalimentare, quelle ad altissima automazione per passare infine alla individuazione degli altri settori da sbloccare.
Se la sicurezza non è al centro dell’obiettivo governativo, tutto il resto diventa inutile.
Nessun intervento, comunque, potrebbe mai essere efficace sul lungo periodo senza una strategia concordata con gli altri Paesi europei. Diversamente, soprattutto a causa dei diversi tempi di diffusione del virus nella zona UE, il rischio di contagio di ritorno sarebbe inevitabile.
In un momento come questo, una UE con una voce sola sarebbe auspicabile non solo per condividere le strategie, ma anche per rafforzarne il ruolo stesso a livello internazionale.
Ai fini di contenere definitivamente il contagio e favorire una ripresa comune, sarebbe opportuno che l’intera Unione Europea adottasse misure valevoli per tutti gli Stati membri.
Meritocrazia Italia chiede che nel programmare la fase due il Governo tenga presente la pericolosità del contagio del virus affinché si eviti un nuovo stop che possa decretare la fine di molte realtà lavorative anche di tipo artigianale. La scelta dovrà essere assunta in modo graduale attraverso l’adozione di procedure di sicurezza che possano durare nel tempo per migliorare la qualità del lavoro. Non deve essere persa l’occasione di salvaguardare in modo stabile la sicurezza sul lavoro, l’ambiente con la drastica riduzione delle immissioni in atmosfera o dei versamenti di prodotti industriali nei fiumi e nei mari, la ripresa economica, la valorizzazione del disagio sociale al fine di apportare idonee misure di sostegno, la gestione degli spazi pubblici, la riduzione sensibile della macchina burocratica ed infine la riduzione stabile della pressione fiscale.