Proposta di trasmissione del cognome materno: la libertà non si conquista con l’inversione dei ruoli

Proposta di trasmissione del cognome materno: la libertà non si conquista con l’inversione dei ruoli

Risale a pochi giorni fa la proposta che ai figli venga dato solo il cognome materno.
Lo scopo è indicare un obiettivo più radicale di quello a cui puntano i disegni di legge già in discussione in commissione al Senato, che mirano ad affiancare il cognome della madre a quello del padre.

Ma il cognome è più di un segno anagrafico.
È storia e destino, eredità e scommessa sul futuro. Portarlo significa custodire una narrazione, spesso inconsapevole, che intreccia affetti, memorie e identità. Modificarne il regime di attribuzione non è questione tecnica, bensì scelta che incide sulla struttura profonda dei legami familiari e sociali.
L’idea di sostituire il cognome paterno con quello materno come regola generale, nel tentativo di correggere una tradizione percepita come segno di dominio, rischia di riprodurre il medesimo errore che intende sanare.
Se l’obiettivo è sottrarre il nome alla logica del possesso, perché mai sostituire un automatismo con un altro? La libertà non si conquista con l’inversione dei ruoli, ma con la possibilità di scegliere.

Nella scienza giuridica, come nella vita, i veri avanzamenti nascono non dalle semplificazioni quanto piuttosto dalla capacità di riconoscere la complessità e darle voce. Il diritto al nome – al cognome, in questo caso – non è un campo di battaglia ideologica, né il terreno di una rivalsa di genere.
È un riconoscimento profondo della pari dignità di chi genera e di chi è generato. Per questo, più che di una nuova regola rigida, c’è bisogno di un principio aperto, che restituisca ai genitori la responsabilità della decisione e ai figli l’opportunità di portare con sé, nel nome, il segno di una scelta, non di un’imposizione.

Meritocrazia Italia crede che la vera rivoluzione risieda nell’equilibrio, non nell’antitesi. Nell’arte di comporre le differenze senza annullarle. Perché la vera libertà non sta nel sostituire un obbligo con un altro, ma nel restituire a ciascuno il diritto di scegliere chi essere.
Non ci si fermi a conquiste di forma, ma si lavori per la diffusione di una nuova cultura della coesione sociale e per l’acquisizione di maggiore consapevolezza, del valore dell’unità familiare, del prioritario interesse dei figli e della pari dignità e responsabilità dei genitori.

Stop war.



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