PROSPETTIVE DI RIFORMA DELL’ACCERTAMENTO
Quale futuro?
L’evento pandemico degli ultimi quindici mesi ha riportato l’attenzione sulla necessità di una riforma dell’accertamento, fondamentale per la corretta attuazione del principio costituzionale di concorso alla spesa pubblica secondo la capacità contributiva rispondente alla reale situazione socio/economica del singolo.
Sollecita anche l’introduzione di un generalizzato obbligo al contraddittorio endoprocedimentale, utile a colmare definitivamente le evidenti lacune difensive e deflazionare il contenzioso tributario.
È pacifico che il contraddittorio sia espressione minimale di coinvolgimento del contribuente nel procedimento di accertamento, ma il legislatore continua a puntare su interventi isolati e senza visione di sistema.
Più opportuno sarebbe procedere, come da sempre auspicato, all’introduzione, nell’ambito dello Statuto dei diritti del contribuente, di una norma di carattere generale che sancisca, in maniera chiara e definitiva, due principi che caratterizzano qualsiasi ordinamento giuridico improntato a civiltà:
– l’obbligatorietà del contraddittorio;
– la nullità dell’atto impositivo qualora l’amministrazione ometta tale adempimento.
Occorre inoltre interrogarsi sulla linea di riforma più utile delle regole di base sull’accertamento, risalenti ormai, nella struttura, a cinquant’anni fa, ovvero di potenziamento/implementazione dello Statuto dei diritti del contribuente, sì da realizzare un sistema di regole e di garanzie più organico, rispetto all’attuale previsione puntuale di singoli elementi di garanzia, riferibili ad aspetti tra loro distanti del rapporto fisco-contribuente.
Una revisione del d.P.R. n. 600 del 1973 o dello Statuto dei diritti del contribuente è improcrastinabile.
L’assestamento va trovato sul piano applicativo; giurisprudenza e prassi delle Agenzie devono recuperare un migliore equilibrio tra ‘giustizia contributiva’, ispirata all’art. 53 cost., e mediazione del tessuto legislativo ordinario.
La partita dell’accertamento nei prossimi anni si giocherà soprattutto sulla capacità dell’Agenzia delle Entrate di governare un’economia affidata a percorsi digitali. La rivoluzione digitale ha consentito al sistema fiscale, in questi ultimi anni, di compiere importanti passi in avanti, rappresentando un fattore fondamentale per la semplificazione e la trasparenza nel rapporto con cittadini, imprese e loro intermediari; le tecnologie informatiche saranno volàno per le semplificazioni a favore dei contribuenti anche per il futuro prossimo.
La riforma dovrà favorire la realizzazione e il miglioramento continuo del dialogo collaborativo con il contribuente e favorire l’incremento di fiducia verso l’Amministrazione, così da aumentare il livello di ‘compliance spontanea’ dei contribuenti, anche rimediando in tempo ad eventuali errori od omissioni, a cui vanno affiancate le opportune azioni di contrasto ai fenomeni evasivi.
Sul piano del gettito, l’attività di accertamento che potrà essere effettivamente redditizia, anche in chiave di dissuasione e di parità concorrenziale, sarà quella svolta soprattutto attraverso la cooperazione tra le amministrazioni.
In definitiva, le attenzioni del legislatore dovranno concentrarsi soprattutto sulla disciplina dei poteri istruttori, che richiede appunto un difficile equilibrio; garantendo a chiunque, alla fine di tale fase, conoscenza degli atti raccolti e diritto al contraddittorio.
Sul piano degli atti impositivi, la disciplina dovrebbe far leva su alcuni requisiti fondamentali, che con le nuove tecniche e i nuovi strumenti di indagine saranno ancora più importanti: la motivazione, che non potrà essere più solo descrittiva, e una chiara scansione delle attività che conducono all’emissione dell’atto.