PUNTIAMO SULLA RESPONSABILITÀ PER VINCERE LE NUOVE SFIDE DELLA DEMOCRAZIA – 9 maggio 2021
Nelle Repubblica di Firenze del Quattrocento, il cancelliere Leonardo Bruni descriveva la città come una ‘nuova Atene’.
Si tentava, all’epoca, di escogitare utili strategie per la soluzione di un problema forse più serio di quelli mai affrontati nella capitale greca: contenere il potere oligarchico di poche famiglie benestanti e mettere fine all’instabilità procurata dalle aspre lotte tra fazioni.
L’uso del governo era asservito ai desideri dei singoli; strumentalmente diretto ad atterrare un avversario o esaltare le false virtù di un amico. Il diritto di voto non era esteso a tutti. La città risentiva di una distinzione marcata tra classi sociali; il volere dei singoli lavoratori si perdeva nelle decisioni delle corporazioni di appartenenza. Un quadro di evidente iniquità sociale.
Si avvertiva forte, insomma, il bisogno di interventi di riequilibrio per far risplendere quella città ideale, intossicata dalla brama di potere di alcuni. I cittadini meritavano un’attenzione diversa.
Serviva anzitutto trovare unione negli intenti, per la protezione delle categorie più fragili e la valorizzazione delle abilità, verso un nuovo benessere comune. Contro il sopravvento delle individualità nella gestione della cosa pubblica. Nell’opera di ricostruzione, a modello era assunta la Repubblica di Platone, che puntava alla democrazia, come parità sociale.
È il racconto di un passato che si ripropone ciclicamente.
Ritornando bruscamente all’oggi, imbrattano la cronaca eventi che adombrano la presenza della magistratura inquirente in logge massoniche o il malcostume nella gestione dei concorsi pubblici di accesso alla funzione giurisdizionale e notarile. Alla base sempre gli interessi di carattere economico di alcuni, che poco hanno a che vedere con le esigenze collettive di corretta gestione del sistema. Un vero e proprio ‘sottopotere’, a volte impercettibile, ma intrusivo oltre immaginazione. Molto più forte di ogni forma di democrazia possibile.
Una tagliola dalla quale bisogna sottrarre il Popolo.
Un male non nuovo, ma per il quale non è ancora stata trovata cura certa.
In continuità con la teoria della ‘città bella’ di Platone, Aristotele ironizzava sulla capacità di errore di valutazione degli uomini e, per ovviare, proponeva di affidarsi alla casualità del sorteggio. Sosteneva che, quando la morale accompagna l’uomo nel suo percorso, c’è sempre qualcosa che non va, c’è sempre un difetto difficile da correggere.
Oggi la democrazia è chiamata a sfide nuove, che vanno oltre l’emergenza pandemica. Ridurre il problema alla crisi dell’ultimo anno vuol dire voltarsi dall’altra parte e scegliere di non guardare.
Restano vuoti proclami quelli di chi rivendica ed esalta i diritti sociali senza sforzarsi di cogliere con mente libera gli ostacoli all’effettività degli stessi. Di fronte all’errore di uno, ad esempio, non serve mettere in discussione l’intera categoria, per disperdere le responsabilità, intorbidire la verità e lasciare comunque il problema senza soluzione.
Si apra una nuova fase della responsabilità. Fatta di rispetto delle regole da parte di tutti e giusto processo. Oltre ogni moralismo o facile accusa.
Una società migliore si costruisce puntando sulla coesione sociale, sulla convergenza delle intenzioni, perché dall’unione parte la rinascita.
Non agire oggi vuol dire perdere di più rispetto a quanto possa mai essersi perso in passato. È questo il momento della Rivoluzione culturale.