Qual è il vero prezzo del gas? I sacrifici dei cittadini meritano trasparenza
Il rincaro energetico ha raggiunto livelli di insostenibilità, e i recenti eventi bellici non sembrano sufficienti a giustificare l’impennata dei prezzi.
È vero che oggi il gas costa fino a quattro volte di più rispetto a due anni fa. Tra le ragioni, il calo della produzione di vento nei mari del Nord e lo scarso output di energia eolica nei principali Paesi produttori europei, l’aumento della domanda trainata dalla ripresa mondiale e la riduzione dell’offerta alimentata dalla crisi con Mosca.
Non se ne parla, ma causa determinante è anche la scelta della finanza internazionale di cambiare il calcolo del valore del gas, prima agganciato al costo del petrolio, ora, invece, quotato liberamente sul mercato finanziario. Vuol dire che, se prima il prezzo saliva e scendeva in base al valore di un barile di petrolio, ora è soggetto a variabili speculazioni. Alcune previsioni errate hanno obbligato gli investitori a scommettere al ribasso, determinando un innalzamento continuo dei prezzi in borsa.
Alla base di tutto, dunque, non c’è solo la guerra.
V’è anche un’altra anomalia.
Il prezzo del gas è quotato attualmente alla borsa in Olanda, è di 87,00 € a megawattora, ma alla dogana entra in Italia con prezzi, dichiarati, molto più bassi: a 17,70 € dal Transitgas norvegese, a 18,96 € quello russo, a 19,95 € dal Transmed algerino. I dati vanno presi con le dovute cautele, atteso che non è detto che vi sia un riscontro preciso con i prezzi di acquisto che sono indicati nei contratti delle compagnie energetiche, che saranno esaminati da ARERA, ma sono in ogni caso indicativi delle forti differenze tra quanto pagato dalle compagnie e il prezzo imposto ai cittadini.
Si considerano anche extraprofitti realizzati dai grandi operatori sul mercato italiano. Non a caso il contributo di 200,00 € a beneficio delle famiglie a basso reddito non ha implicato un assestamento di bilancio, in quanto ha prelevato circa un decimo del valore della misura messa in atto da questi extra profitti, senza grande sollevazione da parte degli operatori.
Si attendono peraltro ulteriori variazioni per i prossimi mesi. Le scorte si impoveriscono drasticamente, e, una volta arrivata l’estate, si presenterà il problema di rimpinguare gli stoccaggi in vista di un nuovo inverno. La domanda resterà elevata ed è probabile che anche i prezzi lo saranno.
A fronte di questa situazione, Meritocrazia Italia reputa essenziale che:
– si punti a un accordo a livello europeo per la definizione di un tetto ai prezzi del gas all’ingrosso (l’Europa acquista tre quarti del gas mondiale e al momento non ci sono acquirenti alternativi adeguatamente collegati con gasdotti di sufficiente portata, quindi, con ogni probabilità, non vi sarebbe resistenza da parte degli esportatori);
– le tariffe energetiche italiane siano calibrate meno sulle quotazioni altalenati della borsa e più ai costi reali di consumo.
Stop war.