Ragione e sentimento, oltre la destra e la sinistra

Ragione e sentimento, oltre la destra e la sinistra

Nello sforzo di comprendere le ragioni dell’agire di persone che ci sono vicine, di colleghi e familiari, ci troviamo spesso in grossa difficoltà, pur pensando di conoscere l’altro molto bene. Spesso sfuggono le motivazioni anche di piccoli gesti, di semplici parole dette e non dette.

Figurarsi quanto è complicato comprendere il senso di alcune determinazioni politiche.
La politica è fatta di scelte nette, di prese di posizione decise. Alla base, diverse valutazioni di coscienza, diversa impostazione culturale e ideologica.

Nelle opere di Emmanuel Kant sulla critica alla ragion pura e alla ragion pratica, che si riportano al 1700, si cerca di spiegare che non è tutto matematica, che c’è davvero una differenza importante tra intelletto e decisione. La capacità intellettuale si tinge di obiettività se ispirata a criteri di facile comprensione. Uno più uno vale sempre due. Quando la ragione assume connotati di soggettività, invece, tutto si complica incredibilmente. Emozioni e sentimenti rendono le decisioni più articolare e rendono più difficile comprenderle a chi osserva.

La politica non è avulsa da queste considerazioni. Non è avulsa dalla componente soggettiva.
Spesso si adduce a motivazione di una certa azione l’ideologia. C’è ancora chi ragiona ‘da destra’ o ‘da sinistra’.
Ma questo non ha nulla a che fare con i problemi dei cittadini, che hanno solo bisogno di una giusta soluzione.
Quando si dice che è necessario che chi gode di maggiori privilegi dia supporto a chi è in affanno, si sta dicendo qualcosa di destra, di sinistra o di centro?
Quando si promuovono la tutela dei lavoratori o l’abbassamento del carico fiscale, si sta dicendo qualcosa di destra, di sinistra o di centro?
Siamo indotti a facili incasellamenti, che finiscono per allontanare dalla concretezza delle questioni e per dividere. Così si generano soltanto conflitti. Battaglie fintamente ideologiche, inutili.

Meritocrazia Italia sceglie di rimuovere dai ragionamenti politici incrostazioni di carattere ideologico. Di mettere a valore sensibilità e culture diverse, per puntare all’obiettivo unico, comune a tutti, di un migliore benessere economico e sociale.
Purtroppo, però, è facile lasciarsi distrarre dalle lusinghe delle campagne elettorali, vanificando quello sforzo di crescita culturale che comporta tanto sacrificio e tanto impegno. Tanto lavoro viene poi annullato dall’interesse a seguire e sostenere un certo candidato, o a conquistare una data posizione o un dato incarico.

Tenere la rotta è impresa non da poco.
Così come è impresa non da poco riuscire a essere davvero differenti da tutto il resto.
Ma alla fine il risultato può far valere il sacrificio.
Cerchiamo di essere quell’esplosione culturale che serve per vincere lo scetticismo e le contrapposizioni, che sono il principale ostacolo alla costruzione di una società migliore.
Anche la candidatura può essere una via, ma mai come scelta estemporanea, sempre e soltanto come esito di un percorso di formazione condiviso e coerente.
Meritocrazia ha escluso finora ogni campagna elettorale, che non può essere il primo obiettivo. L’ambizione personale non deve mai prendere il sopravvento sul fare costruttivo. Le reazioni istintive fanno male alla ragione; soltanto i sentimenti controllati e sani la amplificano, e la portano nella giusta direzione.



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