REVENGE PORN: UNA SFIDA DA VINCERE – COMUNICATO 22.02.21
L’abuso sessuale basato sulle immagini è l’ultimo crescente allarme di violenza indotta dalla tecnologia.
Il c.d. revenge porn ne rappresenta la forma più vile: alla diffusione di immagini sessualmente esplicite senza il consenso della persona ritratta si accompagnano il movente della vendetta e l’intento di arrecare un danno, infliggere una punizione o esercitare controllo e potere sulla vittima.
Stante l’alto potenziale lesivo e il vorticoso aumento dei casi registrati, dalla introduzione del ‘Codice Rosso’ con la legge n. 69 del 2019 la violenza tecnologica è divenuta reato, punito con la reclusione da uno a sei anni e previsione di aggravante se preceduto o consumato in costanza di una relazione affettiva.
Eppure il fenomeno non sembra arrestarsi.
La condivisione e l’inoltro non autorizzato di foto che ritraggono momenti di intimità costituisce abituale distorsione del processo di digitalizzazione e di utilizzo improprio dei social, quasi a rientrare nella normalità delle interazioni e, tristemente, coinvolge i giovanissimi assumendo contorni di preoccupante lesività.
Tanto naturale è la condotta che, nel paradosso, la riprovazione e la stigmatizzazione sociale sono di solito rivolte più alla vittima che al carnefice, soprattutto quando a essere interessata è l’esposizione del corpo femminile.
L’attenzione negativa dei media riguardo al sexting aggrava il fenomeno, spostando l’attenzione sui concetti di disattenzione, ingenuità, noncuranza di giovani donne sui fattori di rischio, mentre sono fatti sin troppo trascurati che quasi sempre queste donne avessero raggiunto un livello di fiducia nei confronti della persona e che, dietro al movente immediato di simili condotte, serpeggi il vulnus culturale di una insana affermazione di ruoli di genere, prospettiva che contrasta con la tendenza ad innescare l’automatico retaggio in base al quale la donna avrebbe dovuto essere più cauta.
La gogna sociale della vittima è la più desolante conseguenza; procura danni ulteriori, dalle irrimediabili lacerazioni sul piano dei rapporti privati e professionali, alle sindromi suicidiarie, a comportamenti disfunzionali ad ampio raggio, amplificati dal senso di impotenza che rendono l’abuso tecnologico una delle più insidiose forme di violenza.
È certo che, al fine di riportare il piano dei valori alla giusta gerarchia, un sia pur fondamentale intervento normativo non sia mai in sé sufficiente. Occorre una Rivoluzione delle coscienze, per sollecitare condotte di maggiore responsabilità.
Meritocrazia Italia, da sempre impegnata nella promozione della parità di genere, insiste sull’importanza di un uso consapevole della Rete, dell’educazione alla legalità e della diffusione di un rinnovato senso civico e del rispetto.
Per questo, reputa fondamentale, tra l’altro:
– definire adeguati percorsi educativi (scolastici ed extrascolastici), calibrati sulle nuove abitudini di relazione e comunicazione e per un sano sviluppo emotivo dei più giovani;
– promuovere la formazione e la specializzazione degli addetti delle forze dell’ordine, per interventi utili e tempestivi;
– allargando la prospettiva, favorire il miglioramento del funzionamento dei Centri di ascolto e antiviolenza, sul piano quantitativo e qualitativo, con presidio permanente di figure professionali specializzate (psicologi, assistenti sociali, mediatori familiari) per l’individuazione dei profili di urgenza e pericolosità.