Riforma del sistema scolastico italiano: MI sollecita attenzione per le vere priorità
In discussione la possibilità di riformare la Scuola italiana sul modello del sistema educativo delle high school americane, per una scuola superiore unica con materie comuni (come italiano, storia, inglese) a diversi indirizzi, e materie facoltative.
È vero che una ristrutturazione del sistema è attesa e dovuta, ma non si perdano di vista le reali ragioni delle inefficienze.
A livello formativo, è innegabile che la Scuola italiana sia di gran lunga migliore rispetto a quella dalla quale si vorrebbe attingere. Senza contare che gli indirizzi di studio sono ormai ampiamente variegati e adeguati a consentire di assecondare le personali inclinazione di tutti; inoltre, almeno nelle scuole secondarie di secondo grado tecniche e professionali, si punta già su attività laboratoriali, linguistiche, sportive che chiedono agli alunni di cambiare l’ambiente di apprendimento, così come assolutamente performanti sono le dotazioni di strumenti digitali, che implementano la didattica tradizionale.
La previsione di una formazione di base comune esporrebbe al rischio di un appiattimento culturale rivolto verso il basso, andando a trascurare le diverse propensioni e abilità degli alunni con due possibili conseguenze: non poter rispondere ai diversi bisogni educativi dei ragazzi e favorire l’aumentare dell’abbandono scolastico.
Meritocrazia Italia ritiene assolutamente prioritaria una riforma organica del sistema scolastico con:
– interventi di adeguamento strutturale e logistico degli edifici scolastici;
– previsione di fondi non occasionali (come quelli del PNRR) per il tempo pieno, per formare il personale docente e non, per finanziare attività formative, per “garantire” l’inclusione, riducendo al minimo la dispersione scolastica;
– potenziamento dell’orientamento a partire dalle scuole medie e in senso verticale, per la scoperta di personali abilità e propensioni e per creare e poi garantire una rete con il territorio ed il mondo del lavoro;
– efficientamento del rapporto con il mondo del lavoro, anche soprattutto, per evitare che, dopo la buona formazione dei nostri giovani, grazie a un sistema scolastico e universitario molto concorrenziale e performativo nei contenuti, questi preferiscano l’estero, senza possibilità di ritorno.
Stop war.