RILANCIO INFRASTRUTTURALE
Ostacoli e possibilità di risalita
Al termine dell’emergenza sanitaria, il Paese necessiterà di infrastrutture di gran lunga più efficienti di quelle attuali per garantire la mobilità di merci e persone.
Ma i problemi da affrontare e che allontanano dall’obiettivo sono tanti:
– il mancato ricorrere alla linee guide strategiche nella programmazione degli investimenti;
– l’assenza di una valutazione sistematica dei costi e dei benefici dei progetti;
– la frammentarietà delle fonti di finanziamento, con il conseguente ricorso al finanziamento parziale delle opere;
– le carenze dell’attività di monitoraggio, che non consentono di controllare lo stato di avanzamento degli interventi e di formulare valutazioni generali sull’efficienza del processo di realizzazione delle opere.
Valutando, poi, la sovrapposizione dei ruoli dello Stato e Regioni, e la possibile deresponsabilizzazione vicendevole, quando, per motivi contingenti e diversi, siano ambedue interessati a rimandare l’avvio di una specifica opera, la spesa per investimenti viene, spesso, a essere sacrificata.
Una utile soluzione potrebbe essere rappresentata dall’applicazione della clausola di supremazia prevista dall’art. 165, comma 6, c. app., soprattutto nella fase di approvazione della progettazione preliminare di un’opera strategica, prevedendo l’intervento delle massime autorità come il Presidente della Repubblica e Consiglio dei Ministri per superare la fase di stallo.
Altro problema è dato dal mancato ricorso al capitale privato.
Si è poco valorizzata la possibilità di contabilizzare gli asset fuori dal bilancio pubblico sulla base dei criteri formulati da Eurostat, e si ha molta difficoltà nell’attivazione delle risorse dei concessionari privati di opere autostradali, aeroportuali, portuali e di servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, trasporto, ecc.).
Piuttosto, sarebbe opportuno comporre un quadro regolatore che possa semplificare l’applicazione dei criteri tariffari vigenti e sia funzionale alla realizzazione di investimenti strategici per il Paese nel rispetto di più stringenti indicatori di qualità.
Non ultimo, poiché manca un adeguato sistema di monitoraggio nella realizzazione delle singole opere, è indispensabile la piena attuazione della Banca unitaria prevista dall’art. 13, l. n. 196 del 2009, realizzando un sistema di previsione alimentato con i dati della spesa effettivamente realizzata anno per anno a livello dai singoli interventi, in modo da poter disporre profili di spesa medi in funzione delle caratteristiche degli interventi stessi, per poter meglio anche seguire gli interventi infrastrutturali che deriveranno dal PNRR.
Va posta l’attenzione anche sul Superbonus 110% e sulla presenza di abusi edilizi che bloccano le detrazioni fiscali previste.
In particolare, una porzione rilevante del patrimonio immobiliare italiano, che necessita di riqualificazione energetica e adeguamenti sismici, costruiti prima degli anni Ottanta e dotati di regolare certificato di abitabilità, vedrebbe precludersi l’accesso alle agevolazioni previste, in presenza di parziale difformità dei titoli edilizi. A questo proposito, in ottica di un’efficace transizione ecologica-energetica, e per la riduzione del rischio sismico a cui sono esposti tutti i cittadini, vale esplorare l’opportunità di sanare la difformità attraverso il ripristino della situazione legittima mediante demolizione delle opere difformi, ovvero, allorquando il ripristino non sia possibile senza pregiudizio della parte eseguita in conformità, mediante procedura di fiscalizzazione di cui all’art. 34, comma 2, d.P.R. n. 380 del 2001.