Rischio sismico e altre calamità
È tempo di prevenzione
È di pochi giorni fa, risale alla notte fra il 5 ed il 6 febbraio, violentissimo terremoto, di magnitudo momento Mw = 7,9, che ha causato tante vittime (almeno 22.000 già accertate) e tante distruzioni sia in Turchia che Siria.
Tale terremoto (su cui, purtroppo, circolano ora insistentemente anche “fake news”, secondo le quali esso sarebbe stato generato artificialmente) risulta aver provocato una spaccatura di 300 km lungo la faglia Est Anatolica.
All’evento e alle sue catastrofiche conseguenze continua a essere dedicato ampio spazio dai media. È giusto parlarne, meno giusto parlarne soltanto dopo, a fatti accaduti, per dimenticare dopo poco.
I disastrosi effetti del terremoto in Turchia sono stati conseguenza non solo della violenza dell’evento (non riscontrata dai tempi del sisma di Erzincan del 1939, di simile magnitudo momento, che provocò 33.000 vittime), ma, in gran parte, anche della perdurante inadeguatezza delle tecniche costruttive largamente adottate nel Paese, nonostante fosse stato colpito da terremoti violenti anche abbastanza recentemente, come quelli:
– di Izmit e di Duzce di agosto e novembre 1999 (magnitudo M = 7,6, con 17.000 morti, e M = 7,2, rispettivamente);
– di Bigol di maggio 2003 (M = 6,4);
– dell’Anatolia Orientale di gennaio 2020 (magnitudo massima Mmax = 6,7);
– della Grecia Orientale e della Turchia Occidentale di ottobre 2020 (M = 7,0).
E occorre non dimenticare terremoti violenti più antichi, come quelli:
– della Turchia Meridionale e della Siria Settentrionale dell’859;
– del 1124 (magnitudo stimata Ms = 6,9);
– del 1513 (Ms = 7,4);
– di agosto 1822 (Ms = 7,4, con 20.000÷60.000 vittime).
Si sente usare spesso l’espressione ‘epidemia sismica’, nuova minaccia.
La terminologia non è appropriata, ma il rischio d’innesco di ulteriori sismi direttamente da parte di quello recente potrà riguardare solo aree limitrofe a quella della faglia in cui esso si è verificato.
Ciò non significa, però, che non si debba prestare la massima attenzione anche in Italia: sebbene ormai da decenni abbiamo a disposizione le più moderne tecnologie antisismiche (isolamento sismico, dissipazione di energia, ecc.), le si applicano ancora troppo poco e, tuttora, circa il 70% del nostro edificato (edifici, ponti e viadotti ed impianti, anche a Rischio di Incidente Rilevante – RIR) risulta incapace di resistere ai terremoti ai quali potrebbe essere soggetto (se non altro perché sono già avvenuti in passato).
Purtroppo, statistiche alla mano, è ‘troppo’ tempo che un terremoto violento non si verifica in Italia (dal 2016, quando vi furono prima il terremoto di Amatrice, il 24 agosto, di Mw = 6,0, poi quello di Norcia, il 30 ottobre, di Mw = 6,5) e, soprattutto, che un terremoto violentissimo non si verifica in Calabria e/o in Sicilia (terremoto di Messina e Reggio Calabria del 28 dicembre 1908, di Mw = 7,1). Inoltre, limitandosi all’Italia meridionale (sarebbero di citare anche altre zone, come, ad esempio, quelle del Friuli – Venezia Giulia, del Veronese, dell’Emilia-Romagna, delle Marche e dell’Umbria), occorre non dimenticare anche altri eventi, alcuni dei quali più antichi, che sottolineano l’elevatissimo rischio delle aree interessate, ad esempio i terremoti:
– dell’Appennino Centro-Meridionale del 9 settembre 1349 (M = 6,7);
– della Val di Noto, in Sicilia, dell’11 gennaio 1693 (Mw = 7,3);
– de L’Aquila del 14 gennaio e del 2 febbraio 1703 (Mw = 6,8 e Mw = 6,7, rispettivamente);
– della Calabria Meridionale del 5 febbraio 1783 (M = 7,1);
– dell’Irpinia del 23 novembre 1980 (M = 6,9);
– dell’Abruzzo del 6 aprile 2009 (Mw = 6,3).
Predire i terremoti (cioè stabilirne in anticipo data esatta, posizione esatta d’epicentro e magnitudo esatta), purtroppo, non è ancora possibile.
Però è da tempo scientificamente provata la validità dei c.dd. esperimenti di previsione dei terremoti (inizialmente promossi, in Italia, dall’Università degli Studi di Trieste e dall’International Center of Theoretical Physics di Miramare, Trieste, nell’ambito di vaste collaborazioni internazionali), che permettono di prevedere invece che un terremoto di entità superiore a un valore predefinito ha un’elevata probabilità di verificarsi, entro un certo tempo (da qualche mese ad 1 o 2 anni) in una vasta area (in Italia, Nord, Centro, Sud ed Area Adriatica). A seguito degli sciami sismici che usualmente precedono scosse violente, l’area può poi essere ristretta (come lo fu, ad esempio, in occasione del terremoto dell’Emilia del 20 maggio 2012). Ovviamente, in base ai risultati di questi studi, non è possibile evacuare aree così vaste come quelle da essi allertate. Però, è possibile organizzare adeguatamente la protezione civile e procedere a sistematiche verifiche di sicurezza sismica, quantomeno per le strutture più importanti (scuole, ospedali, ecc.).
I terremoti, comunque, non sono certamente gli unici rischi naturali dai quali difendersi, grazie a corrette politiche di prevenzione. Fra tali ulteriori rischi naturali si ricordano maremoti, alluvioni, grandi frane e colate di fango, ed eruzioni vulcaniche.
I maremoti possono essere generati:
– o direttamente da violentissimi terremoti (di magnitudo M ≥ 8,0), con epicentro in mare, a grande profondità;
– o da grandi frane sottomarine indotte da un terremoto, come, ad esempio, accadde, in Italia, in occasione dei già citati eventi della Val di Noto del 1693 (dove è ubicato il grande centro petrolchimico RIR di Priolo-Gragallo), della Calabria Meridionale del 1783 e di Messina e Reggio Calabria del 1908;
– o pure da enormi crolli di montagne sottomarine (come alcuni noti geologi temono possa accadere, prima o poi, per il Vulcano Marsili, che sorge di fronte a Milazzo, città che pure ospita un grande stabilimento petrolchimico RIR).
Dunque, nessun maremoto significativo, pericoloso per le coste italiane, poteva essere innescato dal terremoto in Turchia del 5-6 febbraio scorso.
Circa le alluvioni, alle quali pure si continua a dedicare troppo poca attenzione, limitandoci a quelle recenti, si ricordano quelle che colpirono le Marche il 15 e il 16 settembre 2022 (dove i gravi danni furono in gran parte dovuti alla carente manutenzione dei fiumi ) e Bitti, nel Nuorese, il 28 novembre 2020.
Per quanto attiene alle grandi frane e colate di fango, è ben nota quella di Casamicciola Terme ad Ischia del 26 novembre 2022 (dove il fenomeno non era certamente nuovo, ma nulla era stato fatto per prevenire il disastro e, in particolare, per frenare il notevole abusivismo edilizio).
Infine, per le eruzioni vulcaniche, trattasi di fenomeni che sono assai pericolosi in generale (anche se si verificano in vulcani come l’Etna o lo Stromboli), ma che lo sono soprattutto se tali eruzioni sono di tipo fortemente esplosivo, come quelle che caratterizzano, ad esempio, il Vesuvio (si ricordi, in particolare, l’eruzione che tanti danni e vittime, pure a causa della “nube ardente” che la seguì, provocò a Pompei ed Ercolano nel 79 d.C.). Però, essendo assai rari, tali eventi, in Italia, sono da tempo totalmente dimenticati.
L’Ospedale del Mare (il più grande ospedale del Napoletano) è stato edificato nel 2015 in un’area che già allora era molto prossima alla Zona Rossa del Vesuvio. Recente è la decisione di costruire anche un secondo ospedale nella stessa area.
In conclusione, si ritiene indispensabile e molto urgente che siano avviate, anche in Italia, corrette politiche di prevenzione dei rischi naturali.
Al fine di sensibilizzare sul punto la politica, a seguito della succitata alluvione a Bitti, nel Nuorese, nel 2020, alla fine di quell’anno fu lanciata una petizione indirizzata al Governo, ai Governatori Regionali e ai Segretari dei partiti (http://chng.it/gf7T6ZVF) già firmata da 875 aderenti. Recentemente, poi, è stata presentata, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, anche a nome di Meritocrazia Italia, una prima proposta sulla prevenzione del rischio sismico per le scuole e per gli ospedali, edifici strategici ritenuti più importanti. È in corso anche il dialogo con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) per quanto attiene alla prevenzione del rischio sismico per gli impianti RIR.
Adeguate politiche di prevenzione dal rischio sismico e dagli altri rischi naturali sono indispensabili per proteggere non solo le strutture e i tanti capolavori dei quali l’Italia è ricca, ma, soprattutto, le vite nostre e di chi verrà.