RISORSE IDRICHE IN SARDEGNA: FACCIAMO IL PUNTO
Fin dai tempi più remoti, nel paesaggio sardo l’acqua a lungo è stata una variabile aleatoria: sovrabbondante per brevi periodi, e spesso accompagnata da calamità e distruzioni, pressoché assente nei mesi più caldi, era motivo di prolungate siccità e di estese paludi, disseminate tra pianure e coste. A lungo l’insufficiente disponibilità idrica, unita al paludismo e alla malaria, ha debilitato e immiserito le popolazioni, soprattutto quelle contadine, e reso aride e sterili le campagne.
Solo a seguito della bonifica integrale che ottenne importanti risultati nell’Isola, come generalmente in tutto il Mezzogiorno, con la sistemazione dei bacini idrografici, si innescò un processo che, incidendo sulle condizioni ambientali, favorì la modernizzazione delle aree più arretrate della regione.
Ma la storia delle bonifiche in Sardegna s’intreccia con quella delle dighe, chiamate a razionalizzare il deflusso e l’uso delle acque raccolte negli invasi artificiali. Agli studi dell’ingegnere Angelo Omodeo si deve la progettazione delle prime tra queste architetture, realizzate allo scopo di favorire lo sviluppo dell’economia agraria e industriale, e successivamente in funzione dei bisogni di energia elettrica e di acqua potabile per una società urbana in espansione.
A partire dalle prospettive delineate da Omodeo, durante l’ultimo secolo l’isola si è dotata di un numero crescente di laghi artificiali tramite dighe, e ha sviluppato un patrimonio di strutture e di servizi per la gestione delle risorse idriche, ma è tuttora impegnata a interpretare correttamente il rapporto tra l’uomo e l’acqua, in relazione alle sfide a cui deve rispondere la società contemporanea.
Le fonti di approvvigionamento idrico
La Sardegna è la regione italiana nella quale sono state realizzate, con bacini artificiali tramite sbarramenti, le più imponenti opere di regolamentazione dei corsi d’acqua.
I principali fiumi della Sardegna sono generalmente sbarrati da grandi dighe che danno luogo a laghi artificiali di grandi dimensioni. Proprio attraverso uno sbarramento sul Tirso, nel 1923, è stato creato il più vasto lago artificiale d’Italia: il lago Omodeo, che presenta una superficie di 22 km2. L’isola ha tre fiumi di ampia portata: il Tirso (150 km), il Flumendosa (127 km) e il Coghinas (123 km).
L’unico lago naturale della Sardegna è il lago di Baratz, a nord di Alghero.
L’approvvigionamento idrico dell’isola deriva in parte da acque superficiali immagazzinate e regolate dai numerosi invasi presenti e in parte da fonti di approvvigionamento sotterranee, cioè dalle falde acquifere presenti nel sottosuolo.
Con l. reg. n. 19 del 2006, il sistema idrico multisettoriale regionale si è completato con un gran numero di opere di approvvigionamento e di adduzione destinate ad alimentare, direttamente o indirettamente, più aree territoriali e diverse categorie di utenze (settore civile per l’uso potabile, quello irriguo, quello industriale) al fine della perequazione delle quantità e dei costi dei consumi. Le opere e le infrastrutture di tale sistema complesso appartengono al demanio regionale, ma sono state trasferite in gestione a soggetti pubblici o a intera partecipazione pubblica, comprese quelle infrastrutture del suddetto sistema che appartenevano ad enti diversi.
Attraverso il soggetto gestore, si garantisce l’approvvigionamento idrico della Regione con conseguente perequazione sull’intero territorio non solo delle quantità ma anche dei costi, con abbattimento dei contributi dovuti dalle diverse utenze per il recupero dei costi suddetti; in tale ambito, si colloca anche la produzione idroelettrica che, nel quadro istituzionale regionale, si inserisce come modalità operativa strumentale e subordinata all’abbattimento dei costi per gli altri usi dell’acqua: quello civile per l’uso potabile, quello irriguo, quello industriale e ambientale e infrastrutture per la raccolta, la regolazione ed il trasporto dell’acqua grezza per gli usi multisettoriali.
Il sistema comprende opere nei diversi settori quali dighe, traverse di derivazione, acquedotti, canali, centrali di sollevamento, centrali idroelettriche, e mpianti di potabilizzazione e (trattandosi di sistema idrico integrato) collettori fognati ed impianti di depurazione
Il sistema informativo tramite gli invasi
La Regione pubblica, ogni mese, il ‘Bollettino dei serbatoi artificiali del sistema idrico multisettoriale della Sardegna’.
I dati contenuti sono relativi allo stato di consistenza degli invasi appartenenti al Sistema Idrico Multisettoriale Regionale (SIMR) consultabili anche sul Sistema Informativo Invasi, disponibile online.
Secondo l’ultimo bollettino, al 31 agosto 2021 erano presenti nel sistema degli invasi 1.117 milioni di metri cubi d’acqua, pari a circa il 61.2% del volume utile di regolazione autorizzato.
Tali dati, con riferimento all’indicatore di stato per il monitoraggio e il preallarme della siccità dell’intera isola relativo al mese di agosto 2021, indicano una condizione di ‘preallerta’ o ‘livello di vigilanza’, evidenziando che la disponibilità di acqua rimane ancora limitata e distribuita in modo non uniforme sul territorio regionale.
Tuttavia, le cause di tale emergenza idrica non possono essere ricercate solo nei fattori naturali quali l’evoluzione del clima, il riscaldamento dell’atmosfera, la forte riduzione delle precipitazioni e la conseguente siccità, che certamente comportano una riduzione nei deflussi naturali, bensì anche nella carenza di infrastrutture adeguate, con reti acquedottistiche caratterizzate da condotte idrauliche ormai obsolete, con conseguente enorme dispersione di risorsa, soprattutto nei sistemi idrici urbani dove le perdite raggiungono a volte il 30-40% superando abbondantemente la soglia di dispersione considerata accettabile che si aggira intorno al 5%, nonché dall’impossibilità, ancora oggi, di poter sfruttare appieno la capienza degli invasi in quanto i volumi di regolazione autorizzati risultano essere inferiori alla massima capacità di accumulo del sistema.
La mancanza d’acqua può dipendere anche dal suo cattivo uso, dal consumo eccessivo e improprio. Tra i comportamenti impropri vi è, ad esempio, quello di utilizzare l’acqua potabile, soprattutto nelle città, anche quando non sarebbe necessario: per lo sciacquone del water, per lavare la macchina o per irrigare le aree verdi.
A ciò si aggiunga che la Sardegna, come del resto l’intero Mezzogiorno, ha un’economia basata prevalentemente sullo sviluppo di settori economici idroesigenti, quali l’agricoltura irrigua, l’industria di base ed il turismo balneare.
L’approvvigionamento idrico dell’isola, come detto, deriva in gran parte da acque superficiali immagazzinate e regolate dai numerosi invasi presenti e in parte da fonti di approvvigionamento sotterranee.
Le fonti superficiali coprono circa 3/5 del fabbisogno idrico totale regionale, ma spesso forniscono un’acqua di bassa qualità a causa dell’inquinamento, derivante dallo stato spesso carente degli impianti di trattamento (potabilizzazione) non adeguati, dall’utilizzo eccessivo di nutrienti in ambito agricolo e dalla obsolescenza degli impianti di depurazione che scaricano nei corsi d’acqua.
Le fonti sotterranee, invece, essendo di limitata entità vengono impiegate solo per fabbisogni locali, anche in conseguenza del recente e progressivo fenomeno di salinizzazione delle falde.
L’acqua superficiale, quindi, viene generalmente destinata per il 68% ad uso agricolo, per il 26% a uso civile e per il 6% a uso industriale.
Anche per quanto riguarda le acque provenienti da prelievi sotterranei, una grossa percentuale, pari al 30%, è destinata a uso agricolo, mentre la parte restante viene impiegata per il 45% per usi civili e per il 25% per usi industriali.
La principale fonte di approvvigionamento idropotabile in Sardegna è rappresentata da laghi artificiali. Grazie a essi, l’acqua della stagione piovosa può essere immagazzinata e trattenuta per essere poi distribuita successivamente.
Le caratteristiche idrogeologiche e climatiche dell’isola influiscono enormemente non solo sulla quantità ma anche sulla qualità dell’acqua erogata.
In particolare, la qualità dell’acqua dei laghi artificiali della Sardegna è compromessa dall’eutrofizzazione, fenomeno che si origina quando le quantità di fosforo e azoto presenti nei laghi superano determinati livelli. L’abbondanza di queste sostanze favorisce la proliferazione di alghe planctoniche, compromettendo la qualità dell’acqua per uso potabile. Quando le acque sono interessate da sviluppi algali molto elevati i processi di potabilizzazione diventano problematici e costosi poiché richiedono l’impiego di grandi quantità di sostanze reattive e non garantiscono una adeguata potabilizzazione.
La scarsa qualità delle acque ha determinato, di conseguenza, una sfiducia da parte delle famiglie sarde nell’uso dell’acqua del rubinetto.
A tal proposito due progetti sardi di infrastrutturazione rurale, sono appena rientrati tra quelli ammissibili al finanziamento del PNRR.
Presentati dai Consorzi di Bonifica del Nord Sardegna e dell’Oristanese (in Sardegna esistono attualmente n. 7 Consorzi), riguardano l’ammodernamento del sistema irriguo regionale: il primo ha un importo di 9,8 milioni di euro ed è stato elaborato dal Consorzio di Bonifica dell’Oristanese per l’ammodernamento di impianti tecnologici e per la realizzazione di opere complementari delle centrali di sollevamento del Sassu; il secondo, dell’importo di 3,2 milioni, è stato elaborato dal Consorzio di Bonifica del Nord Sardegna per implementare un sistema di monitoraggio dei volumi irrigui e per la gestione di usi illeciti e delle perdite idriche.
Ad inserirli tra i progetti finanziabili, un recente decreto del direttore generale dello sviluppo rurale del Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
CRS4 e Abbanoa: un progetto nazionale sulla gestione efficiente degli acquedotti
Il sistema di distribuzione dell’acqua consuma ogni anno energia elettrica per 35 milioni di euro. Una gestione efficiente degli acquedotti, pertanto, permetterebbe di abbattere i costi energetici. Con questo obiettivo, CRS4 e Abbanoa partecipano al progetto di innovazione tecnologica ‘Energidrica’, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.
La gestione delle infrastrutture idriche, infatti, rappresenta oggi uno dei settori chiave per valutare l’applicazione e lo sviluppo di nuovi modelli e tecnologie per l’efficientamento energetico.
Si stima che un controllo efficace degli impianti possa far risparmiare il 10% di acqua e dal 12% al 30% di energia elettrica. Pertanto l’aumento di efficienza nell’adduzione e distribuzione idrica offre grandi margini di riduzione dei consumi energetici ed emissioni di CO2, ma rappresenta anche il terreno ideale per raggiungere obiettivi di efficientamento.
La Sardegna è la seconda isola del Mediterraneo (24mila kmq di superficie) ma, con poco più di 1,6 milioni di abitanti, vanta una densità abitativa tra le più basse in Italia: tanti piccoli centri con un numero limitato di utenze da servire, tramite un complesso sistema di infrastrutture composto da 46 grandi acquedotti lunghi complessivamente 4.300 chilometri, 7.700 chilometri di reti idriche urbane, 360 impianti di depurazione fognaria, 6.600 chilometri di reti fognarie, 1.800 impianti di sollevamento e 46 potabilizzatori.
Per garantire il servizio in Sardegna i costi per l’energia elettrica sono elevatissimi e rappresentano la spesa più alta dei valori della produzione: 35 milioni di euro all’anno, come detto. Abbattere questi costi vuol dire garantire maggiori risorse per ulteriori investimenti, ma incidere anche sulle tariffe.
Il progetto ‘Energidrica’ prevede lo studio di un acquedotto contraddistinto da consumi energetici elevati, legati soprattutto agli impianti di sollevamento (stazioni di pompaggio necessarie a superare i rilievi montuosi), con l’obiettivo di individuare soluzioni ottimali che consentano di ridurre tali consumi.
A questo scopo sono necessarie innovazioni che interessino l’intero processo dalla razionalizzazione energetica, dagli schemi di approvvigionamento per centri di consumo alimentati da fonti multiple, all’ottimizzazione dei pompaggi nelle reti di adduzione e distribuzione fino all’utilizzo di energie rinnovabili.
Energidrica sta sviluppando, perciò, un sistema di supporto alle decisioni per l’efficientamento energetico delle reti di approvvigionamento e distribuzione idrica, con innovazioni di processo secondo i principi di energy saving, energy reduction e di integrazione con fonti di energie sostenibili, in tre ambiti decisionali complementari: schemi di approvvigionamento di centri urbani da fonti multiple; gestione dei pompaggi nelle reti di adduzione e distribuzione, e integrazione con fonti di energia sostenibile.
L’aumento di disponibilità idrica si può attuare, dunque, attraverso l’individuazione di nuove fonti di approvvigionamento, ma anche modificando la capacità di sfruttamento di tale risorsa.
Conclusioni
Per tutto questo, si avverte una forte necessità di amministrare la risorsa idrica in maniera attenta e corretta, nel rispetto dei diversi usi cui è destinata, a scanso di una ulteriore grave scarsità e dispersione di risorse.
Per salvaguardare le risorse idriche anche per le future generazioni, sarebbe opportuno perseguire una strategia basata sulla gestione integrata dell’acqua volta alla realizzazione di azioni di contenimento della domanda, di recupero, di tariffazione, ma anche di educazione ad un uso appropriato, con una approfondita conoscenza dei fabbisogni, dei consumi e delle disponibilità, che permetta di giungere ad una programmazione compatibile con le risorse a disposizione per poter ricondurre il tutto ad una situazione di equilibrio. Una riduzione dei consumi, delle perdite nelle reti di distribuzione, la riparazione di tutti i malfunzionamenti e la sostituzione delle tubazioni deterioriate, solo per citare alcuni esempi di non difficile attuabilità, contribuirebbero certamente ad arginare i consumi impropri di un bene considerato, di regola, nelle società occidentali industrializzate, come gratuito o di basso costo senza un vero e proprio valore economico.
Anche la Sardegna è doverosamente chiamata a proteggere e conservare l’acqua, risorsa unica, limitata e fragile, di alto valore ambientale, culturale ed economico, bene pubblico da utilizzare in maniera sostenibile e da tutelare in quanto bisogno fondamentale dell’umanità, chiave dello sviluppo e del benessere per le generazioni contemporanee e future.