Ritardi nel PNRR: si dia spazio alla competenza
La Commissione europea non ha ancora sbloccato il pagamento della terza rata, del valore di 19 miliardi, riferita ai 55 obiettivi assegnati all’Italia nel secondo semestre 2022.
I tre obiettivi, dati già per conseguiti al momento del passaggio di consegne, sui quali Bruxelles ha sollevato obiezioni, riguardano gli stadi di Firenze e di Venezia, quello sul teleriscaldamento e quello sulle concessioni portuali.
Anche sugli asili nido l’Italia è da sempre agli ultimi posti dell’Unione europea. Nel PNRR, per questo motivo, è previsto l’obiettivo di realizzare più di 260mila nuovi posti entro il 2025. Ma con molta probabilità anche questo resterà, insieme a tanti altri dei 27 obiettivi da realizzare entro giugno, un traguardo non raggiunto.
Se numeri e date sono funzionali a individuare chi ha fatto o non ha fatto cosa, in questo rimbalzo di responsabilità chi esce perdente sono i cittadini italiani.
L’obiettivo originario trasversale a tutto il PNRR era quello di ridisegnare il volto del Paese, verso maggiori resilienza, inclusività, coesione e sostenibilità, ma il processo di transizione sta evidenziando con forza tutti i limiti strutturali e sistemici che fungono da zavorra al raggiungimento degli obiettivi intermedi e finali del Piano.
Alcuni progetti risultano obiettivamente irrealizzabili od obsoleti e dopo settimane complicate, passate a respingere gli attacchi di chi ha riportato a questi la causa dei ritardi nell’attuazione finanziaria del Piano (anche se la Corte dei conti ha dedicato loro uno dei pochi passaggi positivi dell’ultima relazione semestrale al Parlamento sul Pnrr), gli enti territoriali ancora invocano interventi atti a correggere le lacune della piattaforma informatica Regis, dalla quale emergono errori invalidanti le attività e a scongiurare il rischio di buchi di liquidità, dal momento che gli anticipi dal Mef agli attuatori arrivano al 10% del valore dell’opera mentre le imprese in base al Codice appalti possono chiedere agli enti committenti fino al 30%.
Tutto questo senza tener conto dei ritardi nelle operazioni di pagamento dei soggetti attuatori che si registrano fin dalle anticipazioni iniziali.
Meritocrazia Italia invoca maggiore attenzione per le criticità esistenti. Occorre un lavoro costante di supervisione perché il Piano rimodulato risulti da un’analisi seria e veritiera, che attesti non solo che esiste ancora la concreta possibilità di offrire margini di sviluppo al Paese, ma valga anche a confermare la capacità dell’Italia di onorare gli impegni assunti e la sua credibilità.
Solo chi non agisce non incorre in errori, ma l’errore diventa inescusabile quando si persevera e o si rifiuta di affrontare le sfide con senso di responsabilità e onestà intellettuale.
Stop war.