Sardegna e Abruzzo: con l’altissimo astensionismo a perdere è la democrazia
Si concludono con l’Abruzzo le consultazioni elettorali regionali, ma sono ancora aperte le discussioni sul futuro del ‘campo largo’ e sulla ripartizione delle forze tra i partiti.
Più che il risultato in sé, però, quello che dovrebbe maggiormente catturare l’attenzione è l’altissima percentuale di astensionismo, in alcune province pari addirittura a quasi il 50%.
Deve preoccupare il dato della crescente disaffezione dei cittadini nei confronti della politica, anche di quella più vicina ai propri interessi per prossimità territoriale.
Non c’è dubbio che le cause della disillusione siano nelle tante promesse non mantenute.
I cittadini, attratti al voto con slogan accattivanti, vengono dimenticati il giorno dopo, mai coinvolti nei processi decisionali, al margine di ogni progettualità.
A livello nazionale, si sono succeduti negli ultimi anni troppi Governi dai quali la popolazione non si è sentita davvero rappresentata. La continua mobilità dei singoli da un gruppo di partito all’altro, in corso di mandato parlamentare, mette in forse la serietà e la coerenza di chi, dopo tanti proclami, conquista una poltrona.
Nel frattempo, i cittadini continuano a essere oppressi dalla burocrazia, a vivere in condizioni di scarsa sicurezza, nell’indifferenza nei confronti delle fragilità, dei giovani, degli anziani, con pensioni irrisorie, con un sistema sanitario e di giustizia non degno di un Paese degno di essere detto civile.
La frattura sociale tra classe dirigente e cittadini è fin troppo evidente.
E anche all’interno della stessa classe dirigente non si avverte da tempo quel senso di coesione e sana collaborazione fondamentale al buon governo della cosa comune. Da qui, carenze progettuali e programmatiche, che lasciano spazio a logiche emergenziali e di breve periodo.
Se questo è, il dato di questi giorni non stupisce, per quanto non meriti approvazione: esprimere la propria preferenza in sede elettorale non è solo un diritto, è anzitutto un dovere.
Alla già scarsa propensione alla partecipazione democratica, si aggiunge un sistema vetusto, che non consente il voto, ad esempio, ai tantissimi giovani lontani dalla propria Regione per studio, lavoro o qualsiasi altra ragione, che non hanno tempo o disponibilità economica sufficiente per assolvere a questo impegno. Per le elezioni politiche, poi, si può votare anche dall’estero, ma non anche per le comunali e le regionali. Con una popolazione attiva, sempre più in movimento in Italia e all’estero, avrebbe un senso dare la possibilità a tutti gli elettori di esprimere il proprio voto anche al di fuori del proprio seggio elettorale. Non mancano oggi le tecnologie necessarie.
La fiducia dei cittadini ora va riguadagnata con la serietà, l’onestà e un fare inclusivo.
Meritocrazia Italia chiede di partire da una nuova legge elettorale, capace di assicurare stabilità e rappresentatività ed evitare ribaltoni e governi che non rappresentano davvero la volontà degli elettori. Bisogna dare ai cittadini la possibilità di scegliere chi deve rappresentarli, senza essere costretti a ripiegare su candidature imposte dalla nomenclatura predominante. Nessuno ne parla, nessuno sembra averne interesse. E questo preoccupa moltissimo.
I cittadini comuni mostrano di avere maggiore consapevolezza dei problemi e delle esigenze del Paese rispetto alla politica. È arrivato quindi il tempo del dialogo e della collaborazione che la classe dirigente ascolti le istanze, si renda capace di ripristinare il giusto ordine di priorità di attenzione, e coinvolga i cittadini con un’informazione di verità.
Stop war.