Sciopero dei balneari: MI avanza ancora proposte di intervento
Sembra non trovare epilogo l’odissea dei balneari italiani, che in questi giorni mettono in atto una protesta ‘gentile’ chiudendo gli ombrelloni delle spiagge per alcune ore.
La scelta di sospendere le attività nella fascia oraria di minore affluenza fa sì che lo sciopero non procuri né disagi né perdite, ma vuol comunque essere un modo per esprimere il malcontento per la decisione del Governo di ‘non decidere’ sulle loro sorti e attirare su di sé l’attenzione. Un gesto simbolico insomma.
L’opinione pubblica è divisa tra l’insoddisfazione per l’incapacità di assumere determinazioni univoche da parte delle Istituzioni e il sospetto che si stia creando una categoria privilegiata, quella dei balneari, che, dopo aver goduto di concessioni particolarmente vantaggiose per anni, oggi pretende di conservare il pieno controllo sul sistema. Non depone bene neppure il mercato di lettini e ombrelloni a prezzi vertiginosi anche nel periodo di bassa stagione e forti sono le voci di dissenso rispetto all’altissima percentuale di ‘spiaggia concessa’, che in alcuni lidi raggiunge anche l’80% dello spazio a disposizione, a discapito delle ‘spiagge libere’.
Il problema, però, esiste e va risolto.
La proroga a quindici anni delle concessioni demaniali a uso turistico-ricreativo, intervenuta nel 2018, in uno alla non annullabilità d’ufficio delle stesse per decorso dei termini di cui all’art 21 nonies, l. n. 241 del 1990, ha creato un legittimo affidamento nella durata delle attività, con conseguenti importanti investimenti (talora con assunzione di corrispondenti mutui), senza diritto a indennizzo (non essendo stato previsto nulla in tal senso nell’atto concessorio, proprio per le utilità della proroga nell’ammortizzare i costi). Sopravvenuta la determinazione del Consiglio di Stato, che, nel 2021, dichiara le proroghe automatiche in contrasto con il diritto europeo, con la l. n. 118 del 2022 sono state convalidate soltanto le proroghe delle concessioni rilasciate con una procedura a evidenza pubblica. Tutte le altre sono scadute il 31 dicembre scorso, salva la facoltà, per i Comuni, nelle more delle gare, di disporre la proroga tecnica di un anno.
Ora urgono misure adeguate a promuovere la competitività delle imprese italiane e garantire un equilibrio tra interessi economici, sostenibilità ambientale e qualità del servizio.
Da sempre, Meritocrazia Italia avanza proposte intese a garantire tutela ai lavoratori, l’istituzione di requisiti minimi di qualità, la semplificazione delle procedure di gara e la limitazione della durata delle concessioni. Si suggerisce di introdurre limiti di durata delle concessioni e di favorire la possibilità di aggregazione degli stabilimenti per rimanere competitivi sul mercato internazionale.
Le parole chiave di ogni intervento siano competitività, sostenibilità e qualità del servizio, a favore del comparto turistico italiano.
Nell’immediato, al fine di garantire un adeguato bilanciamento con le istanze delle imprese interessate, una soluzione potrebbe essere data dalla modifica dell’art. 3, l. n. 118 del 2022, al quale aggiungere il seguente comma: «restano valide per tutta la loro durata le proroghe delle concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo rilasciate ai sensi della l. n. 145 del 2018 mediante una procedura ad evidenza pubblica e quelle per le quali siano già decorsi dall’atto applicativo dell’ente comunale, i termini per l’annullamento d’ufficio di cui all’art. 21 nonies, l. n. 241 del 1990».
Stop war.