SERVONO MAGGIORI MISURE PER EVITARE I COLLASSI DIGITALI AI DANNI DEI CITTADINI E RILANCIARE IL PAESE – COMUNICATO 07.05.20
In questo periodo di contenimento dovuto all’emergenza sanitaria COVID-19, il Paese si è fortemente affidato alla capacità funzionale della rete di telecomunicazioni per contatti sociali e attività lavorative.
Tuttavia e come è noto, il maggior carico di trasmissione ed utilizzo dei dati, dovuto alle mutate esigenze, ha posto in evidenza un duplice limite del sistema di rete, sia per ciò che riguarda il processo strutturale di adeguamento digitale, sia per la mancanza di previsione e programmazione del carico di lavoro subito dalla rete.
E’ evidente che il collasso di alcuni sistemi digitali di scambio informazioni attraverso caselle di posta elettronica o siti pubblici che si proponevano di erogare specifici servizi di assistenza legati alla fase emergenziale, come quello che si è verificato presso l’ASL di Torino, richiamino la necessità di adeguamenti strutturali e procedurali soprattutto in ambito pubblico amministrativo.Stando ai dati del rapporto DESI 2019 (Digital Economy and Society Index), l’attuale rete italiana risulterebbe posizionata al 19° posto in Europa per connettività, con un 24% di abitazioni raggiunte a 30 Mbps (contro il 41% della media UE) e con un 24% a 100 Mbps (contro il 60% della media UE).
La Strategia nazionale per la banda ultra larga (piano BUL), che segue un progetto avviato nel 2015 con l’obiettivo di coprire tutte le aree bianche del paese cosiddette a fallimento di mercato (cioè dove non c’è alcun interesse da parte di operatori ad investire sul territorio), pari a circa il 25% della popolazione, sta registrando ritardi dovuti alla burocratizzazione delle autorizzazioni nonché possibili criticità collegate ai finanziamenti degli interventi (in parte proveniente da fondi europei) con rischio finanche di perdita totale di detti fondi, nel caso di notevole ritardo nella prevista rendicontazione alla Commissione europea.
Per stimolare l’implementazione della banda ultra larga, vi sarebbe uno strumento a tutt’oggi inutilizzato da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, nonostante il benestare dalla UE.
Si tratta dell’emissione di voucher annuali del valore da 300 a 5.000 euro per l’acquisto di abbonamenti in fibra, in Vdsl e in fixed wireless access, purché capaci di garantire all’utente una velocità di almeno 100 Mbps, da parte di privati, scuole, uffici pubblici ed imprese. All’adeguamento delle strutture digitali deve necessariamente accompagnarsi, però, anche una contestuale crescita delle competenze in materia da parte della PA, la quale è risultata essere troppo spesso impreparata alla gestione del fenomeno. Tanto il pubblico, come il privato, devono realizzare protocolli di business continuity, che contemplino previsioni procedurali particolari fondate sull’esperienza COVID-19, posto che l’adeguamento digitale risulterebbe inefficace senza la capacita dell’erogante il servizio di prevedere le emergenze che possono venire a concretizzarsi. Nella Fase 2 dell’Emergenza COVID-19 la tecnologia digitale risulterà fondamentale per il rilancio del Paese.
Meritocrazia Italia riporta l’attenzione sull’importanza della business continuity come elemento chiave della strategia organizzativa e reputa fondamentale un approccio di maggiore lungimiranza nello sfruttamento delle risorse tecnologiche anche per il lungo periodo. Meritocrazia Italia auspica che:
– si realizzino le necessarie infrastrutture per la connessione a reti ultraveloci, incentivando nel contempo l’utilizzo delle stesse da parte di tutta l’utenza interessata attraverso l’utilizzo dei fondi europei;
– si innalzi il livello di formazione del personale del privato e della P.A. sull’utilizzo degli strumenti digitali, affinché possa essere massimizzato il potenziale strutturale della reti a banda ultra larga;
– si introducano idonee misure procedurali obbligatorie di business continuity a carico della P.A. per evitare che si ripetano in futuro gravi disservizi ai settori essenziali, come quello della sanità, facendo tesoro dell’esperienza maturata durante l’emergenza sanitaria da COVID-19.