Si acceleri la transizione digitale nella giustizia penale, ma senza pregiudizio per le garanzie del giusto processo
È un’odissea quella dell’informatizzazione del processo penale.
Se infatti il processo telematico è già realtà in ambito civile dal 2015, ormai anche per il contenzioso di competenza del giudice di pace, nel penale, pur a fronte di numerose proposte e ricorrenti sollecitazioni, ha sempre stentato a decollare.
È innegabile che molti siano stati – e siano ancora oggi – gli scogli da superare a cominciare da un assetto infrastrutturale decisamente carente, la cronica mancanza di personale (solo blandamente tamponata dall’Ufficio del Processo) e la quasi inesistente formazione specifica delle scarse risorse presenti.
Eppure, in un mondo giudiziario che vira verso la digitalizzazione a tappeto dei processi e delle funzioni, sembra anacronistico e certamente poco funzionale alle esigenze di celerità in lungo e in largo decantate ritardare ancora l’informatizzazione del processo penale.
Sono stati i lockdown imposti dall’emergenza pandemica a indurre l’accelerata del deposito telematico degli atti penali. Prima di allora si assisteva a una genetica refrattarietà alla rinuncia delle modalità tradizionali; l’esperienza, tuttavia, si rivela ancora non matura per imporsi in modo deciso come strumento permanente di operatività.
I maggiori ostacoli alla definitività della transizione digitale nel processo penale risiedono soprattutto nella inadeguatezza delle infrastrutture e nella scarsa lungimiranza nella destinazione delle risorse finanziarie, umane e strumentali alla loro implementazione e potenziamento.
In particolare, gli appelli che provengono dagli operatori giudiziari, magistrati, avvocati e cancellieri vanno tutti in un’unica direzione, quella di evitare che una sperimentazione timida e parcellizzata a pochissimi uffici possa di fatto celare le insidie di una piattaforma che, almeno stando ai primi feedback su quanto sino ad ora constatato, rischia di determinare la paralisi delle attività giudiziarie per anomalie tecniche che inevitabilmente si riverberano sui procedimenti.
I maggiori punti critici si evidenziano nei provvedimenti di urgenza, soprattutto di natura cautelare e precautelare, nonché sulla doverosa secretazione dei dati e degli atti investigativi a quanto pare non sufficientemente garantita dagli algoritmi proposti anche internamente rispetto ai differenti uffici.
Meritocrazia Italia auspica che il processo di transizione trovi un’accelerata, ma con attenzione a preservare il giusto punto di equilibrio tra le differenze esigenze: da un lato il non più procrastinabile efficientamento, sia in termini di celerità che di accessibilità, del sistema giustizia, che passa necessariamente dall’informatizzazione, e, dall’altro, l’esigenza di assicurare il rispetto delle garanzie del giusto processo.
Stop war.