Si punti sulla prevenzione per una società al sicuro dalla violenza di genere
Il Senato ha appena approvato la risoluzione sui Percorsi trattamentali per gli uomini autori di violenza.
Meritocrazia Italia ha più volte ribadito che la violenza sulle donne non è un problema che riguarda soltanto le vittime, ma è una questione sociale e culturale che attiene soprattutto alla responsabilità degli uomini che agiscono.
Da sempre mostra attenzione per l’importanza della prevenzione, una delle quattro strategie di intervento già richiamate dalla Convenzione di Istanbul, ma che in Italia è stata sempre poco considerata a favore di politiche di condanna e repressione. Il coinvolgimento degli uomini colpevoli di maltrattamenti in percorsi atti a prendere coscienza delle cause che hanno indotto i comportamenti violenti è invece fondamentale.
I comportamenti violenti non sono circoscritti in particolari aree geografiche del Paese e non interessano soltanto alcune categorie sociali. Molto spesso uomini considerati ‘normali’ nei contesti di vita sociale o lavorativa mostrano disagio nelle ‘relazioni’ e finiscono per cedere a gesti inattesi di violenza, occasionali o abituali, più e meno gravi.
Ad alimentare il fenomeno sono per certo inadeguati retaggi culturali, che favoriscono l’attecchire di modelli relazionali basati sulla subordinazione e sulla disparità di genere.
Per questo serve investire in percorsi educativi e formativi fin dalla prima infanzia, così come è importante lavorare sull’educazione socio-affettiva e su quella alla corporeità.
Per altro verso, l’assunzione di responsabilità rispetto ai comportamenti attuati è un passaggio essenziale per poter avviare il cambiamento. Occorre porre rimedio all’analfabetismo emotivo, ossia all’incapacità di individuare ciò che si prova per scardinare le cause alla radice della violenza e allo stesso tempo per realizzare a livello collettivo quel cambiamento culturale che stenta ad accelerare.
Per questo Meritocrazia Italia è convinta che si possa e si debba fare di più.
Propone di:
– implementare case di comunità per uomini accusati di violenze fisiche e/o psicologiche conclamate, che si occupino di costruire percorsi di recupero psicologico;
– coinvolgere maggiormente, tramite le istituzioni locali, associazioni di professionisti e forze dell’ordine per intervenire con celerità nella fase preventiva;
– accompagnare le vittime verso percorsi di autostima e coraggio, attraverso una presenza più diffusa anche dei centri antiviolenza destinati alle donne;
– istituire percorsi formativi specifici, fin dal periodo universitario, per creare figure specializzate sia nel mondo giuridico sia nelle forze dell’ordine, per poter seguire con competenza sia gli autori di violenza, sia le vittime e i minori involontariamente coinvolti.
Stop war.