Si torna a parlare di armi in Europa: MI chiede maggiori chiarezza e trasparenza
La Presidente della Commissione europea annuncia la necessità di nuovi investimenti in armi.
La dichiarazione non lascia ben sperare rispetto al futuro prossimo.
La scelta di puntare sulla tutela della sicurezza appare l’ovvia risposta al clima di ansia e preoccupazione causata dai gravi conflitti ancora in corso. Ma il bilanciamento tra diritto di difesa e i valori di una comunità fondata su propositi di pace e serena cooperazione è un tema da affrontare con prudenza e serietà.
Per un verso, v’è che la maggior parte dei Paesi aderenti alla Unione fa parte anche dell’alleanza Atlantica, che già di suo chiede investimenti continui in strumenti di difesa, coordinando di fatto le nazioni affinché vi sia efficacia di risposta in caso di attacchi a un solo degli Stati aderenti.
Per l’altro, non si può sottovalutare l’impatto sul clima internazionale di dichiarazioni di tale portata in un momento di già forte tensione.
A voler verificare a quanto già ammonta la spesa militare nei Paesi dell’Unione, si scopre che questa è pari a circa l’1,4% del Pil europeo, risultante dalla media fra Stati e sommando la spesa di tutti gli Stati membri, e oggi è già al terzo posto dietro Stati Uniti e Cina, staccando la Russia di svariati milioni di dollari. Una spesa cresciuta, dal 2019 ad oggi, del 4%, mentre tra i primi 15 Paesi per spesa militare ben 6 sono appartenenti alla NATO, con l’Italia che mantiene il quinto posto in questa speciale classifica.
Ciò considerato, non è chiaro perché il tema della spesa militare, già ingente, diventi nuovamente centrale nel discorso politico. Senza contare che, ovvio, un aggravio di spesa in questo capitolo comporterebbe ulteriori sacrifici ai cittadini dell’eurozone.
È certo che un’eventuale decisione di incrementare gli investimenti in armi non potrebbe davvero essere banalizzata e ricondotta alle paure portate dalle guerre in essere. Il sospetto è che le vere ragioni siano altre.
Se le intenzioni, poi, sono realmente quelle di realizzare maggiore efficienza dei sistemi di difesa attuali, potrebbe anche pensarsi a un esercito europeo, finanziato da bond europei, abbandonando il sistema per Stati. Un tale passo potrebbe essere un ulteriore step verso quell’ unità dell’Unione europea auspicata dai popoli ma ancora lontana dall’essere recepita.
Meritocrazia Italia chiede innanzitutto maggiori chiarezza e trasparenza, mentre afferma con decisione la necessità di porre al centro dell’agenda politica europea la creazione di una vera unità, anche sotto il profilo della difesa, con superamento di una visione a oggi stagnante in un mero accordo economico e monetario.
La pace sia un principio da perseguire con ogni forza, a tutela della persona in quanto tale, dando effettività ai principi sanciti dal diritto e dai trattati internazionali, e valorizzando la funzione dell’Onu, oggi purtroppo sbiadita.
Stop war.