SOLI TRA LA GENTE
La deriva del disagio giovanile
Ansia, stress, attacchi di panico, depressione.
L’esperienza recente rivela che a soffrire di disturbi psico-fisici sia un numero sempre maggiore di adolescenti e pre-adolescenti. Un disagio che troppo spesso si esprime in atti di autolesionismo. Anche i casi di suicidio aumentano vertiginosamente (se ne contano circa 4.000 all’anno, il 5% dei quali compiuto da ragazzi sotto i 24 anni); secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, rappresentano la seconda causa di morte nella fascia d’età che va dai 15 ai 19 anni.
Eppure, sempre secondo i dati ufficiali, la tendenza era in calo per il 2019, pur crescendo in diffusione il fenomeno dell’autolesionismo. Tagli superficiali, bruciature, graffi, contusioni, morsi e inserimento di sostanze tossiche od oggetti. Ferite spesso nascoste.
La pratica di farsi male intenzionalmente è comune a molti già a partire dai 12-13 anni di età e può presentarsi anche durante l’infanzia, sia pure in maniera differente.
Le possibili cause del disagio sono tante: isolamento sociale, umiliazioni, violenze, bullismo, omosessualità.
Secondo i criteri del DSM-IV [APA, 2000], i comportamenti autolesionistici sono sintomi di un disturbo borderline della personalità; in realtà, in chiave scientifica, è certo che siano ascrivibili anche a disturbi dell’umore e/o di disturbi di ansia, disturbi del comportamento alimentare e schizofrenia.
La scelta di ferirsi è un modo per sopravvivere, per alleviare una pena con un’altra pena di intensità minore.
Accade di frequente che i genitori non si accorgano tempestivamente delle difficoltà dei propri figli. Non sempre è semplice cogliere i segnali e intervenire per tempo.
E’ una piaga sociale dell’età moderna, aggravata dalle restrizioni di vita portate dall’evento pandemico. Il distanziamento sociale e l’isolamento, lo stravolgimento della routine e l’impossibilità di praticare attività sportiva, singola o di squadra, alimentano ansia e inquietudine, che spesso insistono su disturbi già esistenti e fragilità nascoste.
Un dramma nel dramma.
A lanciare l’allarme è Stefano Vicari, primario dell’unità operativa complessa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambin Gesù di Roma: “Durante il Covid abbiamo registrato un aumento del 30% dei casi di autolesionismo e tentato suicidio tra giovanissimi, dicono che avvertono la forte mancanza della Scuola e dello Sport” – e aggiunge: “Si tratta di una emergenza vera e propria, perchè l’attenzione sul fenomeno è ancora troppo bassa, i genitori e la Scuola fanno fatica a rilevarlo e perchè l’offerta assistenziale nel nostro Paese, ovvero i luoghi di cura possibili, è limitatissima“.
“I nostri dati” – continua Vicari – “dimostrano che un bambino, un ragazzo che si taglia è a potenziale rischio suicidio. Intervenire precocemente è il solo mezzo per interrompere questa spirale pericolosissima“.
Il periodo emergenziale porta con sé insofferenza, frustrazione e talvolta noia, sentimenti che spingono a gesti estremi, non ultimo anche per emulare personaggi appartenenti al mondo virtuale dei social.
Gioca un ruolo decisivo anche l’immobilismo fisico. L’attività fisica è strettamente connessa alla sfera emozionale e mentale della persona, grazie a un processo chimico che si attiva a livello celebrare con il rilascio delle endorfine molecole molto speciali, simili alle proteine, in grado di dare sensazioni che vanno dal piacere all’estasi e che hanno come recettori specifici gli stessi della morfina e degli oppiacei. La depressione riduce il livello di endocrina e diminuisce il senso di benessere generale e cresce la sensazione di perdita di identità.
Risulta alterato anche il ritmo del sonno, specie a causa del tempo trascorso dinanzi ai dispositivi elettronici.
E’ variata l’alimentazione.
Non tutte le famiglie hanno mostrato capacità e possibilità di adattamento e riorganizzazione utile dei ritmi di vita e delle abitudini.
Tante le storie drammatiche da raccontare. Ma ciò che è alla cronaca non è che la punta di un iceberg sommerso, fatto di disuguaglianze sociali, disagi familiari e fragilità emotive.
E tuttavia, nonostante le ingestibili difficoltà portate dalla crisi pandemica, è vero che il periodo può anche farsi occasione e opportunità per ricordare che esiste un tempo buono e utile per prendersi cura di se stessi e del proprio benessere. Per ricordare che tutte le fragilità meritano attenzione.
I racconti del momento ricordano l’importanza dell’ascolto.
E, in questo, occorre prendere coscienza del ruolo di Famiglia e Scuola.
Non basta.
E’ essenziale altresì
– un impegno più deciso per il ripristino di condizioni di sicurezza che consentano il rientro a scuola di tutti gli alunni in presenza, perché i ragazzi possano presto ristabilire la normalità dei rapporti con i compagni e superare, per quanto possibile, i disagi patiti durante l’emergenza;
– il rafforzamento dei servizi di sostegno a beneficio di chi soffre di disagio psicologico, per evitare una futura ondata di depressione giovanile;
– la presenza stabile, in ogni Istituto, di uno psicologo che non solo aiuti i ragazzi, ma che faccia anche da collante tra famiglia e Scuola;
– la riapertura immediata di palestre e piscine in massima sicurezza, per il benessere psicofisico del bambino e dell’adolescente, ma anche per incentivare momenti di aggregazione e socialità;
– la programmazione di corsi di formazione che aiutino gli insegnanti ad affrontare queste difficili situazioni, che risultino utili anche ai ragazzi, trovando, tempestivamente, valido sostegno;
– l’istituzione di percorsi terapeutici ed informativi per ragazzi affetti da disturbi psicologici e per i loro familiari, implementando corsi di ippoterapia, musicoterapia, ricorso a fattorie didattiche, e avere, così, un contatto diretto con il mondo del biologico;
– l’apertura di centri di ascolto e ricreativi in ogni Comune, dove far riscoprire il desiderio di vivere e di amarsi, nel rispetto di sé e degli altri;
– l’incentivo di recupero di beni immobili abbandonati o confiscati alla mafia, come cascine e casolari, da destinare ad attività ludiche.
Occorre favorire la riscoperta del valore della socializzazione e dell’Io in relazione agli altri. Perché la ricchezza di nessuna vita vada sprecata.
Fonti:
ISTAT