SOLO SCELTE DI LUCIDA CONSAPEVOLEZZA – 20 DICEMBRE 2020
Risale alla seconda metà degli anni ’80 l’inizio della lunga stagione di fioritura dei movimenti populisti.
Il termine ‘populismo’ è ormai d’abituale utilizzo nel quotidiano, ma spesso sfugge l’origine del fenomeno. Non è chiaro neppure se abbia fin da sempre reale portata innovativa o si faccia piuttosto riproposizione di principi già affermati da altri e in altri contesti. Di più, il populismo ha assunto nel tempo così tante sfaccettature e colorazioni da lasciar sfumare l’originaria identità.
Un’accorta ricostruzione storica rivelerebbe l’interessante evoluzione di un pensiero in progressivo adeguamento ma con radici unitarie.
Risultati interessanti offrirebbe anche l’indagine dell’impatto della corrente sulle dinamiche politiche e in termini di opportunità concretamente offerte al miglioramento della qualità della vita dei singoli.
Da principio mossi da un sentimento di avversione nei confronti del concetto stesso di democrazia tradizionalmente inteso, i populisti prendono in breve coscienza che mettere in discussione il sistema democratico vuol dire mettere in discussione un’identità nazionale solida e irrinunciabile. È qui che la corrente populista corregge il tiro. E avanza la pretesa d’istituzionalizzazione di un governo diretto del Popolo.
Il segreto del successo del populismo è tutto nella capacità di creare illusione e cavalcare il disagio diffuso. Perché la sofferenza rende deboli, concede spazio al potere attrattivo di slogan e alimenta odio e risentimento, e, insieme, voglia di rivalsa. Il consenso si unisce compatto attorno alla retorica della lotta alle disuguaglianze sociali e culturali.
«A noi che siamo i testimoni e i portavoce della forza del popolo, ecco la nostra massima: qualunque sia il problema, la soluzione è il popolo». Così Jean-Luc Mélenchon conclude il suo accorato discorso nel corso di una manifestazione molto partecipata tenutasi a Parigi lo scorso 18 marzo 2017.
Così la democrazia si fa strumento di attacco alla casta e di contrasto al potere lobbista.
La forza del Popolo viene istituzionalizzata.
I cittadini meritano centralità in ogni riflessione e in ogni percorso decisionale. Ma puntare i riflettori sul bisogno senza studio e lucida consapevolezza e sull’onda della sola emotività non risolve i problemi. Acuisce le fragilità.
Affidare il potere al Popolo deve voler dire prestare attenzione per la giusta gerarchia delle priorità di intervento e considerare il problema di pochi come il problema di tutti.
Deve voler dire scegliere una classe politica in grado di comprendere le difficoltà altrui e avvertirle come proprie, e capace di quella fermezza di posizione che è possibile avere soltanto dismettendo l’impulsività e optando per un’analisi lucida, fatta di ragione e ragionevolezza. Fatta di serietà. Senza timori di impopolarità.
Meritocrazia Italia non è un movimento a vocazione populista. Non nel senso ormai riconosciuto al termine.
Meritocrazia sarà sempre dalla parte del cittadino.
Anteporrà sempre le debolezze altrui a ogni ambizione personale.
Sarà sempre motivata da desiderio collaborativo e partecipativo, fedele a chiari progetti di costruzione.
Il proposito è quello di dare concretezza a idee dai contorni definiti. Con persone animate da fiducia nelle intenzioni. Guardando sempre oltre il dettaglio, più lontano, verso il traguardo.