SOLO VERITÀ – 4 APRILE 2021
Soltanto pochi giorni fa, si celebrava il settecentesimo anniversario dalla morte di Dante Alighieri.
Fu lontano dalla sua terra natia e dagli affetti che Dante portò a compimento l’Opera per la quale sarà ricordato nei secoli. Tra gli infiniti spunti di riflessione che sarebbe possibile cogliere dalla Divina Commedia, è anche quello sollecitato dalla citazione della metafora in passato spesso richiamata da San Tommaso, a proposito del rapporto con il reale.
Parrebbe che, avviando i propri corsi, nei suoi insegnamenti alla Sorbona di Parigi, San Tommaso usasse indicare una mela sulla cattedra, ammonendo: «Questa è una mela. Se qualcuno non è d’accordo, può andarsene subito».
Quando San Tommaso morì, Dante aveva soltanto nove anni. Ma si sarebbe abbeverato presto del suo insegnamento.
Non è il pensiero a determinare l’essere. Ma è l’essere a determinare il pensiero.
Ogni riflessione deve partire dalla realtà. A essere elevato a desiderio è sempre ciò che, di terreno, può essere visto, sentito, toccato o comunque percepito. I sogni più ambiziosi nascono dall’umiltà della concretezza e dal saper cogliere la centralità delle piccole cose.
Il senso di superiorità rispetto alla verità dell’essere è in sé condanna al fallimento. È forma di prevaricazione antisolidale. È principio di tirannia e distruzione. Perché l’avida consacrazione al potere né porta alla soddisfazione delle proprie aspirazioni né contribuisce al benessere della collettività.
‘Riconoscere la mela’ vuol dire stare dalla parte dei deboli, delle vittime, delle croci che costellano la storia. Vuol dire togliere il velo dall’inutilità di tante opere dell’uomo, proiettate alla grandezza dell’autoaffermazione di sé e sganciate dalla realtà del bisogno altrui. L’esperienza degli ultimi mesi rende più attuale l’insegnamento; da ultimo, l’indecorosa guerra dei vaccini mostra quanto forte sia la brama di potere rispetto al più alto sentimento di protezione dell’Uomo.
Il modello proposto da San Tommaso prima e da Dante dopo riporta all’importanza di vivere intensamente l’oggi e di dare un senso al quotidiano attraverso l’azione costante.
È tutta qui la missione di Meritocrazia Italia, che non perde di vista la storia del più debole, di chi si sente solo nel bisogno, di chi si sente impotente dinanzi ai grandi.
Non è sempre semplice tenere lo sguardo alla realtà e non lasciarsi distrarre da delusione e rassegnazione. Neppure è semplice diradare la nebbia di informazioni inesatte e fuorvianti, che contribuiscono a mortificare l’entusiasmo e far crescere il disagio.
Ma vale la pena combattere la battaglia per il giusto e non restare in silenzio. Nessuno è mai sconfitto in partenza. È soltanto il valore dimostrato sul campo che decreta la vittoria o la sconfitta.
La debolezza, che il particolare momento storico acuisce, sta tutta nella incapacità di indignarsi, di reagire, di trovare il tempo per far del bene agli altri e, così, anche a se stessi. Una debolezza che ora non ci si può mettere.
La rivalsa, invece, è nella sovversione dei valori imperanti, nel coraggio di restituire centralità alla Persona, che è realtà, contro ogni visione economicistica e individualista del vero, destinata a prendere il sopravvento in assenza di reazione.
Meritocrazia punta all’Uomo; con opera umile e con sacrificio, di tempo da dedicare a sé, al lavoro e alla famiglia, inverte la rotta. Parte dalla concretezza delle necessità e allarga la prospettiva alla felicità collettiva, che è anche felicità individuale.
La mela di San Tommaso sia il monito. Per tornare a credere nell’Umanità. Per ritrovare la soddisfazione di donare agli altri un po’ di sé e la consapevolezza che l’altro è sempre parte della propria storia personale.