Sugar tax: la tutela della salute merita strategie meglio strutturate
I nodi vengono al pettine e si torna a parlare di sugar e plastic tax, introdotte con la legge di Bilancio 2020 e fino a oggi oggetto di continui rinvii. Ora, l’ultima proroga è fissata all’1 luglio 2024, ma si lavora a uno slittamento al 2025.
La sugar tax, in particolare, è un’imposta di consumo immaginata al fine di promuovere scelte più salutari dal punto di vista alimentare. È stata concepita come un’imposta pari a 0,10 centesimi al litro per le bevande edulcorate dolcificate e con titolo alcolometrico inferiore o uguale a 1,2% in volume.
Una nuova tassa che divide.
Si è tutti concordi nel riconoscere la necessità di individuare strumenti di deterrenza all’uso e consumo di bevande zuccherate ed edulcorate, pacificamente riconosciute tra i principali fattori di numerose problematicità sulla salute dei consumatori. Probabilmente, l’aumento dei costi indurrebbe le imprese produttrici a ridurne l’immissione sul mercato, alterando l’attuale parametro di convenienza dettato proprio dalla mancanza di regolamentazione o tassazione specifica. D’altro lato, però, la tutela della salute necessità di interventi ben più incisivi e determinati, e soprattutto di più ampio respiro.
L’iniziativa, per essere realmente utile ed efficace, dovrebbe essere affiancata da altre misure, che comprendano educazione, sensibilizzazione e incentivi per promuovere scelte alimentari più sane.
Meritocrazia Italia reputa fondamentale sollecitare l’adozione di strategie condivise per le industrie alimentari, per evitare che si inneschino i noti meccanismi elusivi che privilegiano l’interesse economico a quello sostanziale (ad esempio, i produttori potrebbero essere incentivati a sostituire gli ingredienti ‘incriminati’ con altri meno eclatanti – come ad esempio i dolcificanti – al solo scopo di aggirare la tassazione).
Per affrontare efficacemente le sfide legate alla tutela della salute pubblica e più in generale all’alimentazione, è poi necessario adottare un approccio olistico che comprenda misure fiscali, educative e di incentivazione per promuovere scelte alimentari sane e migliorare il benessere della popolazione.
Si punti a una migliore educazione alimentare, alla diffusione di pratiche sportive che favoriscano un circuito virtuoso di buone pratiche di prevenzione (soprattutto alla luce delle recenti iniziative di taglio ai fondi destinati alle Regioni per combattere disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, che apertamente incoerente rispetto agli obiettivi di tutela della salute).
Si strutturi, quindi, un approccio differente e consapevole al cibo, a partire dalla scuola dell’infanzia e con campagne pubblicitarie, anche per arrestare il trend di diffusione di un prototipo di alimentazione sbagliata; si coinvolgano i pediatri, che possono svolgere un ruolo cruciale nell’educare i genitori all’importanza di una corretta alimentazione familiare, promuovendo la moderazione del consumo di zuccheri, sale e grassi saturi, e incoraggiando il consumo di alimenti vegetali e l’attività fisica; si intervenga nelle scuole attraverso l’adeguamento delle mense scolastiche, anche incentivando il consumo di prodotti salutari, come verdura, legumi e frutta.
Stop war.