Tetto massimo al numero di alunni stranieri: le barriere non si abbattono costruendo nuovi muri
Scoppia la polemica sulla proposta ministeriale di limitare il numero di stranieri per classe, con una percentuale ipotizzata che va dal 20% al 49%.
La questione non è nuova.
Una circolare del 2010 stabilisce infatti che il numero di alunni stranieri con una limitata competenza nella lingua italiana non debba superare il 30% degli iscritti in ogni classe e in ogni scuola. Il limite può essere superato qualora gli studenti stranieri presentino adeguate competenze linguistiche, come nel caso di stranieri nati in Italia.
Una legge vera e propria però non esiste. Un provvedimento normativo non ben calibrato rischia facilmente di entrare in conflitto con i principi di uguaglianza e non discriminazione garantiti dalla Costituzione agli artt. 3 e 34, oltre che con i principi stabiliti dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, che vieta discriminazioni basate sulla nazionalità (art. 21) e garantisce il diritto all’istruzione (art. 14).
Oggi la proposta è motivata con esigenze di migliori inclusione e integrazione, che sarebbero possibili favorendo l’uso quotidiano della lingua italiana, usi e costumi. Serpeggia, però, il sospetto che la misura sottenda diverse convinzioni di carattere ideologico.
E’ vero che, per favorire l’integrazione, è meglio evitare classi composte esclusivamente o quasi da stranieri, ma Meritocrazia Italia esclude che formalistiche barriere di carattere quantitativo possano essere lo strumento utile ad assicurare vera inclusione.
In una società a crescente multiculturalismo e internazionalizzazione, la Scuola deve favorire le reciproche contaminazioni culturali e il dialogo, con scelte mirate a evitare ogni forma di discriminazione e distinzione irragionevole.
Piuttosto si rafforzino i processi di socializzazione e i percorsi di apprendimento della lingua italiana.
Abbiamo bisogno di una Scuola libera nel pensiero, in grado di gestire le diversità senza distinzione di sesso, razza, lingua, stato sociale e diverse abilità.
Per questo, in uno alle tante proposte di revisione dei sistemi didattici già condivise, Meritocrazia chiede di
– rafforzare l’insegnamento della lingua italiana, per assicurarsi che gli studenti stranieri non italofoni acquisiscano competenza nella lingua italiana per favorire la partecipazione attiva alle attività, anche a mezzo di mediatori culturali;
– sviluppare programmi di formazione interculturale, che incoraggino la conoscenza e il rispetto delle diverse culture presenti nella comunità scolastica, promuovendo un ambiente inclusivo e tollerante;
– offrire supporto agli alunni non italofoni, fornendo supporto educativo individualizzato per aiutarli nel percorso di apprendimento e di integrazione nel contesto scolastico;
– coinvolgere le famiglie e favorire un maggiore coinvolgimento dei genitori degli alunni stranieri per creare un ponte tra la scuola e le famiglie.
Una società realmente inclusiva e coesa si crea proprio a partire dai banchi di scuola.
Stop war.