TRASFORMAZIONE ENERGETICA E GESTIONE DECENTRATA
Per una vera transizione
Nel mondo, oltre 2.000 realtà utilizzano già le metodologie della Transition Town Theory (TTT) e in Italia sono 18 le amministrazioni comunali che si definiscono in transizione.
Basti considerare, per tutti, l’esperienza della città bolognese di Monteveglio.
Nella scuola primaria del paese, gli studenti di tutte le classi quinte svolgono un’attività denominata di ‘Didattica Sperimentale sull’Energia’, basata sullo studio delle relazioni correnti tra il funzionamento della società e la disponibilità di energia. La scuola stessa, peraltro, è un edificio ad alta efficienza, in grado non solo di auto-produrre l’energia necessaria allo svolgimento delle attività, ma anche di vendere quella in eccesso.
Altra importante iniziativa è l’operazione ‘Acchiappaspifferi’, attuata da volontari che, dotati di una termocamera, assistono i cittadini nella scoperta delle inefficienze energetiche delle proprie abitazioni, per poi definire eventuali interventi migliorativi.
Inoltre, sono stati aperti gruppi di acquisto fotovoltaico, i quali, sul modello dei gruppi di acquisto solidale, permettono a gruppi di famiglie di acquistare il prodotto direttamente dal produttore a prezzi contenuti, evitando così i costi di filiera.
Infine, Monteveglio ha adottato un piano d’azione per l’energia sostenibile e, nel contesto del nuovo comune, si sta predisponendo l’attivazione di una specifica pianificazione per il monitoraggio e la pianificazione di tutti gli interventi di efficienza energetica degli edifici pubblici, anche per incentivare le azioni dei privati e delle imprese.
Affinché sempre più città italiane aderiscano alla Transition Town Theory, è necessario che crescano sia la consapevolezza culturale di comunità che decidano poi di sperimentare il metodo della transizione, sia lo spirito di iniziativa delle amministrazioni comunali nella promozione di buone pratiche.
Ciò che rende e facilmente attuabile la TTT è il fatto che al centro del progetto non vi è un sapere marcatamente tecnico, ma soltanto la messa in atto di azioni virtuose quotidiane da parte dei cittadini, l’adozione volontaria di stili di vita più sostenibili e la cooperazione fra persone, anche estranee fra loro, attraverso la creazione di reti di solidarietà che si attivano per il bene della città. Se, quindi, da un lato il progetto di una città in transizione è generalmente meno coordinato e pianificato, dall’altro è più democratico e partecipativo.
Milioni di abitazioni, edifici del terziario, imprese agricole e industriali già soddisfano una quota dei loro consumi elettrici con le fonti rinnovabili, ma il dato va incrementato.
Aiutano le organizzazioni in coopetarive per la gestione di impianti eolici, solari e a biomassa.
È il caso del condominio popolare di Loughborough estate a Londra, che possiede una centrale elettrica per la produzione di energia rinnovabile, che permette ogni giorno non solo di produrre circa 260 kw/h di elettricità, ma anche di generare un flusso di entrate. Nel 2015, infatti, è stato creato un fondo per l’efficienza energetica, 4.000 sterline del quale sono state destinate alla formazione, oltre che avviate misure contro la povertà energetica.
Le Civiltà sono sempre state trainate, nel progresso, dal desiderio di cambiamento delle singole comunità.
In questa sfida climatica, affinché la grande transizione energetica si realizzi davvero nel ventunesimo secolo, è necessario che ci sia convergenza d’azione tra i tre livelli di azione, globale, nazionale e locale. In questo senso, le iniziative di transizione rappresentano delle premesse locali che permetteranno ai cittadini di cavalcare l’onda del cambiamento piuttosto che essere travolti da crisi energetiche, quali ora del gas o domani del petrolio, oltre che favorire il passaggio verso un nuovo sistema in grado di fare i conti con i limiti di un pianeta che sta diventando sempre più piccolo e dove ancora comandano le leggi della natura.
In questa prospettiva, è anzitutto necessario che il Governo incentivi e agevoli maggiormente l’autoproduzione delle rinnovabili e la vendita energetica da parte dei cittadini, le aziende e gli enti locali.
Sarebbe utile:
– rivedere e ridimensionare i limiti alla produzione e vendita dell’energia;
– agevolare l’installazione di impianti di autoproduzione in condomini, zone industriali e luoghi degradati, con semplificazione normativa e comunque preservando il valore paesaggistico nazionale;
– introdurre un bonus all’80%, con tetto in finanziaria, con controllo e monitoraggio da parte degli enti di certificazione avvalorati da Accredia;
– istituire una defiscalizzazione per 5 anni a favore di chi dimostri di generare prodotti e servizi con un consumo inferiore al 10% della media nazionale.
Operare per la transizione significa anche agire per una trasformazione energetica a gestione decentrata.