TRASPORTI E GIUSTIZIA SOCIALE
La democrazia delle infrastrutture
Ammontano a complessivi 62 miliardi di euro gli interventi sulle infrastrutture, sulla mobilità e sulla logistica sostenibili contenuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) approvato dal Consiglio dei Ministri.
Una cifra che dà evidenza al ruolo centrale assunto da Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (Mims) nel piano complessivo di transizione, ma che impone la decisa collaborazione di altri comparti, non ultimo quello della Giustizia, anche per le evidenti implicazioni di carattere normativo.
È certo che incideranno profondamente sul quadro complessivo della giustizia sociale e dell’equità, specie in relazione a sostenibilità e accessibilità, gli ambiziosi progetti di estensione dell’alta velocità ferroviaria e di potenziamento delle reti regionali, di rinnovo dei treni, degli autobus e delle navi per la riduzione delle emissioni, di investimento per lo sviluppo dei porti, della logistica e dei trasporti marittimi, di digitalizzazione per la sicurezza di strade e autostrade, di sviluppo della mobilità ciclistica e delle strade provinciali, di qualità dell’abitare e delle infrastrutture sociali, di tutela e valorizzazione delle risorse idriche.
Ripensare la giustizia in modo ‘sostenibile’ e in modo ‘accessibile’ vuol dire anzitutto fare un passo indietro e rivedere l’ultimo modello di sviluppo che ha accompagnato il Paese.
Il termine ‘accessibilità’ nel trasporto ha, infatti, uno strettissimo legame con le libertà-opportunità e le possibilità di realizzazione degli individui nella società. Da tale legame nasce l’inevitabile bisogno primario di spostarsi e la tutela di questo bisogno diviene imprescindibile poiché lo spostamento dovrebbe essere considerato un vero e proprio diritto, la cui effettività passa anche attraverso una ‘democrazia delle infrastrutture’, intesa come una equa distribuzione delle opportunità di mobilità.
La crescita economica in forte arresto, l’aumento spropositato del debito pubblico, l’obbligo di rispettare i vincoli di bilancio imposti dall’Europa hanno dato il via a una stagione di rigidità e tagli consistenti alla spesa pubblica nei servizi essenziali destinati al cittadino. Senza contare la drammatica incidenza della crisi emergenziale su organizzazione e fruizione dei trasporti.
Si iscrive, dunque, in questo contesto, la necessità di raggiungere livelli minimi di una accessibilità che sia capace di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere quelli delle prossime generazioni.
Una pianificazione dei trasporti basata sui principi di giustizia proposti implica sperimentare un approccio centrato sulla persona, sin dall’analisi dei livelli di accessibilità che prendono in considerazione, in modo esplicito e sistematico, la ubicazione residenziale, i livelli di reddito, la disponibilità dei mezzi di trasporto, le competenze e le preferenze di ognuno. Questa misura dei livelli di accessibilità, a sua volta, funge da lente attraverso la quale analizzare il funzionamento del sistema di trasporto.
L’attenzione si sposta, insomma, verso la persona e verso il contributo che un sistema di trasporto può garantire alla possibilità di ciascuno di partecipare alla vita di una comunità.
L’approccio proposto ha conseguenze importanti sulle priorità di finanziamento degli interventi pubblici e sugli strumenti stessi per definire tali priorità.
Abbandonare analisi, stime e approcci valutativi che definiscono le priorità di intervento in base a domande esistenti, proiettando nel futuro le stesse disuguaglianze di accesso ai beni e servizi urbani già esistenti, implica mettere in discussione gli strumenti consolidati della pianificazione dei trasporti, come i modelli di traffico a quattro stadi per la determinazione della domanda di trasporto e l’analisi costi-benefici, poiché sono guidati da criteri di carattere distributivo che considerano persone già con una buona mobilità e sono strumenti prevalentemente orientati a quantificare, solo monetariamente, vantaggi e svantaggi generati.
La giustizia sociale e l’equità portata da un nuovo sistema trasporti dovrà dunque essere misurata non tanto in relazione al funzionamento, più o meno sufficiente, bensì sulla capacità del sistema di assicurare a tutte le persone un livello accettabile di accessibilità, una partecipazione attiva, nella maggior parte delle circostanze e soprattutto in situazioni critiche.
In quest’ottica, occorrerà
– sviluppare una visione programmatica, in senso inclusivo, che garantisca un livello minimo di accessibilità, così da creare un sistema di trasporto equo per la comunità;
– mettere al centro della programmazione dei trasporti le esigenze della persona, strutturando un approccio che prenda in considerazione l’accessibilità dell’utenza sulla scorta di elementi territoriali (residenza), elementi economici, (fasce di reddito), e disponibilità di mezzi, da coniugare in termini di sostenibilità ambientale;
– adottare previsioni di spesa volte a incrementare il servizio, superando i vecchi stereotipi e criteri legati sia agli schemi del traffico che al principio costi benefici, che tengono conto di persone con un alto grado di mobilità, dirigendo l’attenzione a un futuro digitalizzato.