TRASPORTI IN LIGURIA: QUALE FUTURO?

TRASPORTI IN LIGURIA: QUALE FUTURO?

In Liguria quello della mobilità è uno dei problemi più importanti e più difficili da risolvere, data la particolare conformazione geografica di una Regione stretta tra mare e monti. La particolare morfologia del territorio influisce sulla conformazione infrastrutturale e i collegamenti stradali, autostradali e ferroviari si sono sviluppati lungo due linee principali, seguendo il corso dei litorali costieri o lungo i principali fondovalle.

Incominciando dall’autotrasporto, come enoto, la situazione delle autostrade in Liguria continua a essere molto grave, a dispetto dei numerosi appelli e delle mobilitazioni di cittadini, imprese, amministratori locali e partiti politici, andando a penalizzare soprattutto il mondo del lavoro e la ripartenza del turismo.
Agli ingenti incassi derivanti dagli esosi pedaggi autostradali non sono corrisposte adeguate opere di manutenzione e di sviluppo della rete infrastrutturale che, dopo la tragedia del ponte Morandi, si è scoperto essere allo sfascio ed ora è un cantiere aperto comportante notevoli rallentamenti dei trasporti e grossi disagi per tutta la viabilità in generale.
Gravissimo se si considera che da sempre la Liguria costituisce un importante snodo commerciale attraversato da migliaia di autotrasporti transnazionali provenienti soprattutto dall’Africa, dalla Spagna, dal Portogallo e dalla Francia, diretti sia a nord, verso le città di Torino e Milano, che verso est in direzione Trieste, nonché a sud in direzione Bologna.
A ciò si aggiungano i tempi biblici che trascorrono da uno studio di opportunità ad uno studio di fattibilità, prima di giungere all’affidamento per la costruzione e la gestione di nuovi tracciati necessari a potenziare una rete autostradale perennemente congestionata da lunghe e interminabili code di auto, specialmente durante i fine settimana della bella stagione. Esempio emblematico è l’esistenza, da una cinquantina d’anni, di una società costituita per la costruzione della bretella autostradale Carcare-Predosa, con successiva prosecuzione da Altare a Borghetto S. Spirito e con l’Autostrada Albenga-Garessio-Ceva, che è rimasta sulla carta, anche se si tratterebbe di una connessione ritenuta strategica per il sistema della mobilità, della portualità e della logistica del Nord Ovest e per le relazioni del Savonese e della Valle Bormida con il Piemonte, la Lombardia e il Centro Europa e per i collegamenti alla rete transeuropea dei trasporti.
Anche la rete stradale ordinaria ligure risulta inadeguata a garantire la normale circolazione degli autoveicoli, essendo in cattive condizioni a causa dell’insufficiente manutenzione, aggravata da dallo stato di dissesto idrogeologico di cui soffre endemicamente la Liguria.
E questa situazione delle vie di comunicazione ha reso i cittadini dei borghi e dei piccoli comuni prigionieri dei singoli territori spingendoli ad emigrare verso i grandi centri urbani. Analogo discorso può farsi per il trasporto su ferro, da tempo lasciato senza risorse ed investimenti mirati. A Ventimiglia c’è un parco ferroviario esteso su cui era già stato fatto oltre vent’anni fa un progetto per caricare i camion in arrivo e spedirli via ferrovia, come avviene in altri stati europei al nostro confine, ma anche questo progetto è stato abbandonato.
Il Porto di Savona-Vado Ligure, così come quello di Genova, necessitano di un adeguato supporto ferroviario per evitare che la maggior parte delle merci venga trasportata su gomma, con tutti i problemi – anche di natura ambientale – che ciò comporta.

Per quanto concerne, infine, il trasporto marino, la Liguria rappresenta il principale sistema portuale italiano ed è uno dei più grandi di tutto il mediterraneo, grazie alla posizione geografica al centro dell’area industriale e commerciale del Sud Europa che si sviluppa attorno 3 poli commerciali principali:
– il porto di Genova, che, trovandosi in posizione baricentrica rispetto ai principali mercati di origine e destinazione italiani o del mediterraneo delle merci, si colloca lungo le rotte internazionali di collegamento con le principali aree geoeconomiche interessate dagli scambi commerciali con l’Italia e rappresenta un punto di riferimento per lo short sea shipping internazionale e mediterraneo;
– il porto Savona-Vado, le cui attività portuali, gestite da terminalisti privati, coprono ogni settore del trasporto marittimo, merci (container, general cargo, rinfuse solide e liquide) e passeggeri (crociere e traghetti);
– il porto di La Spezia, che è il secondo porto in Italia per i servizi diretti verso l’hinterland e principale gateway del sistema industriale e dei consumi del Nord Italia, ma è il primo porto in Italia per percentuale di traffico a mezzo ferrovia raggiungendo una percentuale di circa il 35%.

Attorno a questi 3 poli principali sussistono poi 59 porti territoriali intorno ai quali si è strutturata col tempo l’attività marittima di altre realtà portuali di medio-piccole dimensioni.

Occorre promuovere un nuovo modello di sviluppo territoriale e sociale della mobilità, sulla base di una differente idea di società, che ponga al centro il Prodotto Interno Umano (PIU) anziché il Prodotto Interno Lordo. In quest’ottica, occorrerebbe:
– realizzare bretelle, gronde e tracciati della rete autostradale necessari per adeguare la capienza della stessa alle attuali esigenze di trasporto imprese e cittadini;
– riprogettare il trasporto su ferro creando, dove necessario, nuove infrastrutture di carico/scarico veloce di containers e automezzi;
– potenziare il trasporto pubblico dei passeggeri da e verso i territori decentrati;
– introdurre forme di trasporto marittimo regionale sfruttando l’ampia offerta portuale ligure;
– realizzare una piattaforma integrata per l’interoperabilità dei collegamenti multimodali (nave, bus, treno, aereo), con particolare attenzione ai collegamenti transfrontalieri.

In conclusione anche per la Regione Liguria, l’auspicio è, anche grazie alle importanti risorse previste dal PNRR, si possa riuscire a far fare un salto di qualità all’intero settore dei trasporti, mettendo in atto quelle nuove infrastrutture indispensabili alla mobilità, in un sistema in cui imprenditori pubblici e privati possono collaborare fra loro per generare benessere collettivo a favore di tutta la cittadinanza.



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