TURISMO, CULTURA E AMBIENTE
Dallo sfruttamento alla rinascita. Proposte sparse
Spesso, quando si parla di ambiente e di tutela del paesaggio lo si fa immaginando che la tutela dell’ambiente sia incompatibile con qualsiasi attività umana, quasi a pensare a una natura di cui l’essere umano non è parte se non come ‘elemento di disturbo’.
Non è l’approccio giusto, perché l’essere umano non soltanto ha un suo spazio ben definito nell’ambiente, ma deve anche lavorare e impegnarsi per far sì che questo spazio non soltanto non arrechi danno, in un approccio conservativo, ma sia utile e vantaggioso per l’ambiente stesso.
L’Uomo ha un ruolo importante nella protezione del territorio, attività che non è affatto incompatibile con una corretta gestione economica delle risorse naturali.
Anzi, a ben guardare, molto spesso un intervento umano equilibrato e rispettoso dell’ecosistema può curare e rimediare alle ferite inferte al paesaggio ed alla natura dallo sfruttamento posto in essere da altri individui.
Non a caso la Giornata Mondiale dell’Ambiente 2021 è improntata proprio al tema del “Ripristino degli ecosistemi” e si pone l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica alla prevenzione e all’inversione di tendenza, per rimediare ai danni inflitti agli ecosistemi terrestri promuovendo un nuovo modello di vivere il pianeta e la natura. Dallo sfruttamento alla rinascita.
Si tratta di una sfida impegnativa, che spinge a cercare soluzioni che rigenerino il Pianeta invertendo i processi in atto senza pregiudicare le possibilità di lavoro e, anzi, intervenendo per porre fine a quelle attività che stanno danneggiando gli ecosistemi sostituendole con altre attività, o meglio, con un modo di agire, ecosostenibile.
Soltanto alcuni spunti.
1. Cicloturismo e percorsi CAI come sistema distribuito per superare il Digital divide attraverso la blockchain technology.
Il 2021 potrebbe essere l’anno ideale per il cicloturismo. La bicicletta sta diventando il mezzo di trasporto privilegiato per la riscoperta del territorio e sono sempre di più coloro i quali scelgono di utilizzarla per una vacanza.
Basti pensare che gli spostamenti a piedi o in bici in Italia sono passati nel giorno medio feriale dal 24,1% del 2019 al 32,7% dei primi dieci mesi del 2020. Nel 2020, l’anno della pandemia, sono aumentate anche le biciclette vendute: oltre 2 milioni, +17% rispetto all’anno precedente. All’aumento delle bici si è affiancato nel 2020 un potenziamento delle reti ciclabili, con casi virtuosi come Milano (+ 67 km), Venezia (+18 km), Bologna (+ 16 km), Genova (+25 km), Roma (+ 33 km). Lo ricorda Narvalo, società spinoff del Politecnico di Milano, in vista della Giornata Mondiale della Bicicletta del 3 giugno [fonte ANSA].
Dati incoraggianti. Ma non si può dimenticare che, dopo un anno difficilissimo per il settore turistico, la ripartenza non può prescindere dalla messa a disposizione dei turisti di infrastrutture adeguate anche in grado di garantire il superamento del digital divide, ed è lecito chiedersi come trekking e cicloturismo possano contribuire a tale obiettivo.
Il cicloturismo e il trekking, oltre a costituire fonte di svago e ristoro, potrebbero, se adeguatamente supportati, contribuire a mappare i punti più belli del Paese, ma meno serviti dal collegamento con la rete internet, mentre gli stessi rifugi del CAI nelle varie regioni, pur nel pieno rispetto della loro funzione, potrebbero diventare i nodi informatici di una catena diretta a mettere in contatto le comunità montane con il resto del mondo, sia per finalità turistiche di promozione dei luoghi sia per finalità di sviluppo dell’artigianato locale grazie alla vendita via internet dei prodotti dell’artigianato e dell’agricoltura.
Un ulteriore effetto della migliore connettività sarebbe rappresentato da una maggiore sicurezza in montagna (dal soccorso alpino nei casi di emergenza, al monitoraggio delle frane, dei ghiacciai, della flora, della fauna e del dissesto idrogeologico) nell’ottica di un turismo non solo ecocompatibile, ma anche socialmente responsabile in grado di prendersi cura del territorio: mentre vanno pian piano delineandosi i nuovi trend per i viaggi, emerge sempre più la passione per la bici come mezzo di trasporto ideale per andare all’avventura, un’avventura che può essere anche digitale traendo vantaggio da quanto di buono ci offre la tecnologia tanto che si tratti di mappare sentieri, segnalare pericoli o smottamenti dei fronti delle frane, tutelare flora e fauna tanto che si voglia semplicemente mostrare paesaggi ed ambiente a chi è distante tramite webcam in tempo reale.
Il cicloturismo, quindi, da tendenza tra le più seguite, non è soltanto in grado di regalare esperienze emozionanti, ma può diventare un modo per rendersi utili per la collettività.
Rispetto della natura e del distanziamento sociale unitamente allo sviluppo digitale delle collettività locali attraverso un interscambio con i turisti tra tradizione e innovazione, saper fare per il know how tecnologico a difesa della natura.
Attraverso un corretto utilizzo della blockchain, si potrebbero tracciare i cicloturisti per sottoporli alle vaccinazioni prima dell’entrata in contatto con le comunità locali, per garantirne la sicurezza durante gli spostamenti senza pregiudicarne la riservatezza, arrivando a fornire un passaporto sanitario che non si limiti alle vaccinazioni, ma costituisca una cartella clinica sempre al seguito per garantire un rapido accesso alla storia clinica del cicloturista (comprese le allergie a piante, pollini e punture d’insetto molto comuni nelle zone montane) da utilizzare in caso di emergenza, soprattutto per coloro che, fuori dai grandi circuiti, scelgono una vacanza in mezzo alla natura spesso a grande distanza dai presidi sanitari.
Innegabili sarebbero anche i vantaggi, tanto per l’ambiente esterno quanto per il proprio corpo, garantiti dall’esperienza all’aria aperta dopo mesi di lockdown o comunque di restrizioni alle uscite quotidiane, senza considerare le benefiche ricadute per la salute fisiopsichica degli individui grazie all’aumento dall’esercizio di un’attività motoria.
In Italia non mancano piste ciclabili e percorsi cicloturistici che permettono di viaggiare in tutta sicurezza, scoprendo panorami incredibili. Ma non bastano ancora ed è necessario intervenire con incentivi e contributi per un serio e ragionato ampliamento e, soprattutto, per prevedere aree di sosta attrezzate per tutte le esigenze di chi si sposta in sella alla propria bici. Grazie a questi interventi il cicloturismo sarà sempre di più alla portata di tutti e lungo il percorso sarà possibile vivere esperienze bellissime, immergendosi nelle tradizioni e nelle culture locali e facendo “rifornimento” con prodotti tipici perché la consapevolezza dei luoghi e delle persone è la nostra stessa essenza, si può dimenticare, ma non si può perdere.
2. Il paesaggio motore per lo sviluppo sostenibile del territorio
La tutela del paesaggio può essere il motore per lo sviluppo sostenibile del territorio: il coinvolgimento delle comunità locali nel processo di riconoscimento delle peculiarità del proprio paesaggio, genera la possibilità di creazione delle condizioni per uno sviluppo sostenibile e condiviso del territorio stesso.
Una virtuosa esperienza è stata sviluppata in Piemonte e che può essere mutuata, sviluppata ed estesa – secondo quello spirito di condivisione delle migliori esperienze che contraddistingue Meritocrazia Italia – a tutte le altre Regioni.
Sulla base del Piano paesaggistico regionale sono state messe in luce e valorizzate le valenze paesaggistiche specifiche di un territorio, come occasione di sviluppo locale. Il progetto ha coinvolto ambiti di paesaggio diversi, per restituire un’esperienza sufficientemente articolata, tale da poter rappresentare un modello replicabile su tutto il territorio regionale; la selezione di uno specifico ambito paesaggistico rappresenta un’opportunità per il coinvolgimento delle comunità locali nel processo di riconoscimento delle peculiarità del proprio paesaggio per raggiungere, come anticipato in premessa, condizioni condivise per uno sviluppo sostenibile del territorio.
Generalmente, gli abitanti di qualunque territorio sono portati a trascurarne le peculiarità, sfruttandone le risorse senza riflettere eccessivamente sulle potenzialità o su modalità alternative di interazione con esso.
Solo attraverso la collaborazione tra le comunità, le amministrazioni locali e i portatori d’interesse (stakeholders) può essere colto l’obiettivo della tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico, naturale e culturale, per il suo miglioramento in un quadro di arricchimento della qualità della vita e dell’identità culturale delle popolazioni.
La realizzazione di una ‘mappa di comunità’ potrà diventare uno strumento indispensabile per il rafforzamento dell’attrattività, della competitività e delle Reti di relazione di ciascuna area che si estendono – ormai – a scala globale: gli assi di integrazione passano attraverso la promozione integrata di tutte le filiere locali quali agricoltura, artigianato, turismo, fruizione dei beni culturali e del paesaggio.
Proprio per tale ragione, si propongono interventi da attuare nelle scuole di ogni ordine e grado per la promozione della cultura del territorio attraverso la valorizzazione di tradizioni locali, di punti di interesse culturale e ambientale e attraverso una migliore conoscenza del proprio territorio di appartenenza che, lungi dal voler fomentare inutili campanilismi, possa però portare ad una maggiore consapevolezza delle sue potenzialità, anche economiche, e, quindi, incentivare le attività locali e gli investimenti in questo fondamentale settore.
3. Dallo sviluppo della canapa un aiuto per l’ambiente
Nel frattempo, in molti Paesi del mondo si assiste a una vera e propria rivoluzione green, con un’economia fiorente legata a un settore agricolo che sta ogni giorno dando lavoro a centinaia di migliaia di persone, con fatturati degni di una multinazionale hi-tech: l’industria agricola della Cannabis, della quale ormai in moltissimi stati americani, in Canada ed in moltissimi altri Paesi emergenti, è stato legalizzato l’uso a scopo terapeutico e ricreativo, oltre che industriale.
Questa pianta, nonostante il cieco proibizionismo che l’ha colpita negli ultimi settanta anni, dalla famigerata Single Convention del 1961 ad opera dell’ONU fino ai nostri giorni, rappresenta nella realtà dei fatti la chiave di volta per lo sviluppo e la sostenibilità di una filiera completamente in sintonia con l’Ambiente; oggi coltivare cannabis, vuol dire innanzitutto creare nuovi posti di lavoro. Ritornare nei campi vuol dire tornare al futuro, a quel futuro, ormai prossimo, che certificherà il fallimento di quelle politiche industriali esasperate dove l’uomo è relegato a prodotto e non a soggetto pensante e vivente.
E’ essenziale oggi una regolazione della Cannabis, vuoi nel settore medico, vuoi in quelli industriale, ricreativo, energetico, ambientale perché la cannabis è utilissima anche per la bonifica dei terreni dai metalli pesanti e da tutto ciò che ad essi è collegato.
La Cannabis (o Canapa) è una pianta amica dell’umanità e soprattutto innamorata dell’ambiente. Gli infiniti microclimi italiani ne favorirebbero la crescita e le peculiarità territoriali ne permetterebbero lo sviluppo delle varie genetiche, ognuna utile all’uomo nei più svariati settori, dalla produzione della fibra per i tessuti, allo studio di polimeri bioplastici, all’utilizzo responsabile nella nutraceutica all’impiego straordinario nella farmaceutica fino al suo più tradizionale e conosciuto utilizzo ricreativo che di fatto non è stato mai sconfitto dal proibizionismo più sfegatato che di fatto ha arricchito solo le mafie, mettendole in condizione di operare in un settore che altrimenti potrebbe essere regolamentato e controllato come si addice ad uno stato del G8.