Turismo marchigiano: autenticità e nuove sinergie
Con lo scoppio della pandemia, il settore turistico è stato il primo a fermarsi e sarà inevitabilmente l’ultimo a riprendersi. Il 2020 sarà un anno buio per il turismo italiano e non solo. L’Istituto Demoskopika stima che mancheranno 18 miliardi di introiti: 9,2 miliardi per la contrazione dell’incoming e 8,8 miliardi per la rinuncia alla vacanze degli italiani stessi. Nella Regione Marche, gli introiti si sono ridotti del 50% con una contrazione del consumo totale di beni e servizi da parte del viaggiatore di quasi 349 milioni di euro.
L’incasso dei Comuni marchigiani derivante dall’imposta di soggiorno passa invece da 3,3 milioni a a 1,5 milioni mentre, secondo le previsioni di Demoskopika (https://docs.wixstatic.com/ugd/779c1f_3a446e10e58c4f8baf5f3863c10c27f1.pdf), la spesa turistica cala di quasi 349 milioni di euro. Il turismo resta però un settore strategico per l’Italia. Se guardiamo ai dati del 2019, ci rendiamo presto conto della rilevanza che il settore ricopre. Il settore turistico produce circa il 5,5% del Pil nazionale e il 6,5% dell’occupazione totale. Se aggreghiamo l’indotto, il turismo va a rappresentare il 13,2% del Pil nazionale, pari ad un valore economico di 232 miliardi, impiegando 3,5 milioni di persone, ossia il 14,9% del totale. L’Italia esporta servizi per 44 miliardi di euro con 96,2 milioni di viaggiatori che hanno calpestato il suolo italiano in vario modo. Il turismo contribuisce così al saldo commerciale per 17 miliardi di euro.
Il turismo è tuttavia un comparto particolare, al cui interno ci sono diverse ramificazioni e la cui sostanza è data dall’esperienza offerta. Il periodo particolare che stiamo vivendo, di enorme crisi, può tuttavia fornirci la possibilità per una riqualificazione del settore stesso. L’offerta turistica italiana è molto variegata, ma sovente limitata e ostacolata dalla scarsità in infrastrutture, collegamenti e organizzazione. La digitalizzazione del settore è ancora rudimentale e la fidelizzazione un concetto pressoché estraneo alla programmazione turistica.
Soltanto negli ultimi anni, il turismo marchigiano ha avuto il suo meritato slancio. Fatto salvo per alcune zone costiere, il territorio marchigiano, il particolare l’entroterra, non era mai entrato in maniera rilevante tra le mete turistiche italiane di spicco. La crisi economica, la chiusura di molte imprese e la presa di coscienza delle proprie bellezze hanno creato le condizioni per il suo lancio nel settore. La Lonely Planet ha menzionato la Regione Marche nella guida Best in Travel, collocandola tra i luoghi suggeriti per il 2020 a ragione della sua preservata autenticità e del suo fascino, ancora in gran parte inesplorato dai più. Peccato che poi il 2020 è stato l’anno della pandemia globale!
La Regione Marche resta una regione dai collegamenti difficili, infrastrutture spesso fatiscenti o assenti, una regione caratterizzata anche dalla scarsa sinergia tra le varie aree del territorio stesso, nonché tra le varie offerte turistiche. Un tentativo di dialogo tra i vari comparti implicati nel turismo è stato fatto recentemente in un piccolo paesino della provincia di Ancona, Sassoferrato. Presso il parco archeologico dell’antica città di Sentinum, tra i resti della civiltà romana e le dolci e arrotondate montagne del centro Italia, una giovane azienda agricolo del territorio ha organizzato una serie di appuntamenti gastronomici che sono andati sotto il nome di Farmers Bistrò, un nuovo modello di intrattenimento nel quale gli agricoltori medesimi servivano i propri prodotti, spiegandoli e raccontandoli. L’aspetto culturale e quello enogastronomico trovano così una sintesi, tramite il dialogo diretto col turista. Dato il successo della formula sperimentata a Sassoferrato, gli organizzatori hanno deciso di proporre la medesima formula anche in altri paesi limitrofi, al fine di creare in ogni territorio un dialogo costante tra produttore, consumatore, turista e istituzioni. D’altro canto, l’esperienza che oggi il turista cerca è proprio quella più aderente alla realtà del territorio e quello marchigiano è un territorio fortemente impregnato di antiche tradizioni agricole che costantemente dialogano con la terra in cui sono insediate.
L’ampliamento e la riqualificazione dell’offerta turistica sono quindi obiettivi imprenscindibili, pur tenendo conto delle peculiarità marchigiane, fatte di tradizioni da preservare. Perdere l’autenticità sarebbe come perdere la motivazione stessa per la quale il turismo marchigiano ha senso di essere promosso.