Tutela agenti in servizio: MI propone correttivi al d.d.l. Sicurezza
Durante il Question time in Senato, il Ministro Nordio ha chiarito alcuni aspetti sul controverso scudo penale che il Ddl Sicurezza vorrebbe fornire agli agenti durante lo svolgimento del servizio.
Al momento l’ordinamento è articolato su pilastri democratici ben saldi.
Il Codice di procedura, infatti, stabilisce che il pm ha l’obbligo dell’avvio all’azione penale ai sensi dell’art. 112 cost., a garanzia della propria indipendenza nell’esercizio delle sue funzioni e dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Nel caso in cui gli elementi raccolti non siano sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio, il pm può formulare richiesta di archiviazione al gip ai sensi degli artt. 408, 409 c.p.p. Sul piano del diritto comune, il sistema delle circostanze e delle cause di giustificazione consente di calibrare la rilevanza penale della condotta astrattamente considerata alle peculiarità del caso concreto ed evitare la deriva verso qualsiasi forma autoriale di responsabilità penale.
L’assetto normativo attuale, sotto il faro costituzionale, è già in sé sufficiente a coniugare le garanzie con le responsabilità, i diritti con i doveri.
Il ddl Sicurezza dovrebbe permettere, quando la condotta di un agente sia manifestamente connessa all’esercizio delle funzioni, che l’inchiesta sia aperta a carico di ignoti, in modo da non iscrivere subito nel registro degli indagati l’agente ed evitarne in prima battuta la necessaria sospensione dal servizio e in ultima analisi la gogna mediatica o addirittura la lettera scarlatta dell’infamia postulando, nei fatti, una sorta di presunzione di liceità delle condotte degli agenti in servizio.
In disparte la correttezza logico-formale del postulato per cui il comportamento degli agenti in servizio sia sempre giusto e legittimo, ad avviso degli addetti ai lavori si tratterebbe di un’alterazione della dialettica processuale condivisa dalle maggiori sigle sindacali rappresentative della Polizia e dei Carabinieri che, nel disconoscere qualsiasi forma di immunità perché ingiusta e contrastante con i valori rappresentati, hanno evidenziato che queste misure rischiano di rivelarsi addirittura disfunzionali rispetto agli obiettivi attesi, perché nei fatti aumenterebbero la sfiducia e l’ostilità dei cittadini indignati dal velo sottile che distingue garanzie e privilegi.
Inutile, e forse ipocrita, ignorare le spore politiche di un tema che mescola contraddizioni, opportunismi e un progressivo svuotamento delle garanzie giuridiche sebbene non sia ancora chiaro come verrà effettivamente declinata la norma.
Meritocrazia Italia propone di:
– investire prioritariamente in adeguata e costante formazione del personale, sia sul piano tecnico ma soprattutto sul piano del supporto psicologico mediante l’istituzione di sportelli di ascolto permanenti e monitoraggio periodico sul personale;
– incentivare altri presìdi intermedi rispetto alle armi ad arricchimento dell’equipaggiamento quotidiano secondo un ordine di necessità (spray al peperoncino, guanti tattici imbottiti antitaglio, dissuasori di stordimento meno potenti del taser, termoscanner portatili, bolawrap, etc.);
– prevedere un Fondo per il rimborso delle spese legali in caso di assoluzione;
– rivedere il sistema disciplinare delle forze dell’ordine al fine di spostare la sospensione obbligatoria solo a seguito di richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura;
– prevedere un tempo massimo di svolgimento delle indagini nei confronti dell’agente indagato, con possibilità di proroga solo in caso di obiettive e motivate esigenze investigative.
Stop war.