UN MODO NUOVO DI FARE POLITICA – 24 GENNAIO 2021
La delusione per la deriva politica, sociale ed economica degli ultimi tempi toglie ai cittadini anche la forza dell’indignazione.
Storicamente, il Popolo ha sempre giocato un ruolo decisivo nella tenuta democratica del Paese. Ogni volta che l’azione politica ha dato mostra di peccare di correttezza, ha incontrato la reazione dei cittadini. La protesta ha assunto forme di diverse, più e meno pacifiche.
Oggi, invece, le pressioni a favore delle garanzie democratiche perdono vigore. Prendono il sopravvento senso di impotenza e disillusione.
Contribuisce ad alimentare questi sentimenti un sistema informativo poco trasparente e volutamente catastrofista. Per altro verso, è vero che da anni anche la crisi di Governo assume contorni non istituzionali e si traduce in variazioni incontrollate dello spread, per perdite economiche sempre più preoccupanti. E, di più, questo argomento è spesso dolosamente utilizzato per intimorire e scoraggiare.
Così è condizionata l’azione democratica, che, in vero, davvero poco ha a che fare con l’indebitamento pubblico e che dovrebbe resistere a qualunque avversità e, anzi, farsi più coraggiosa dinanzi agli scenari meno rassicuranti.
In un passato prossimo, il disagio ha portato all’affermazione dell’idea di ‘popolocrazia’.
Gli ultimi anni hanno sancito il trionfo di un populismo aggressivo, del desiderio vivo di annullare ogni forma di mediazione tra demos e kratos e affermare un modello di rappresentanza diretta, verso l’utopica affermazione di classi politiche che non fossero espressione di categorie di potere.
L’esperimento non può dirsi riuscito. In un momento delicato per la crescita del Paese, la gestione delle difficoltà è stata affidata a gruppi privi di struttura, non informati e, soprattutto, non adeguatamente formati.
E anche il fascino istituzionale si è perso nel mare degli affanni.
Guidare un Paese non è impresa da poco. Richiede studio, sacrificio e altruismo. La buona volontà non basta.
Diversamente, l’Italia non sarà mai in grado di raggiungere quella fondamentale stabilità che invece vantano altri Paesi, di riflesso economicamente più forti e con maggiore peso sul piano internazionale.
La Germania né un esempio. Di questi giorni il passaggio di consegne da parte di Angela Merkel a favore del nuovo leader di partito, dopo quindici anni di fiducia, senza evidenti crisi o conflitti interni e con prospettiva di continuità per il futuro.
Il risanamento delle storture del Paese necessita di tempo e di continuità.
Invece, il ripetuto avvicendarsi di variabili compagini governative, volta per volta rette soltanto dal bisogno di sconfiggere il nemico del momento, con volto e nome diversi, non aiuta a risolvere ma aggrava irrimediabilmente il problema.
Sempre nuove alleanze. Sempre nuovi schemi. Sempre nuovi equilibri.
È così che la popolocrazia finisce per trovare risolversi proprio nel fenomeno che si proponeva di combattere.
L’intuizione politica è destinata a tradursi in nulla se non è retta da linee programmatiche adeguate alle esigenze e frutto di analisi informata e di riflessione. È destinata a restare astrazione se non supportata da una struttura agile ma solida, meno burocratizzata e più capace di ottimizzare le risorse.
Di fronte al declino della democrazia, serve un nuovo modo di fare politica.
Svelata l’illusorietà dei proclami, si ritorni alla serietà e alla concretezza.
Vissuti i nefasti effetti dell’autorefenzialità, si ritorni alla responsabilità e all’altruismo.
Meritocrazia muove alla riconquista dello spirito di sacrificio e dell’impegno, perché, partendo dal problema, siano ricercate soluzioni di fattibilità e durata e l’Italia ricominci a credere che esiste anche l’ordinario e non soltanto la costante emergenza.
È certo, però, che, per riconsegnare valore alle energie del Paese, occorre abbandonare la certezza dei privilegi ed essere disposti a rimettere in discussione posizioni acquisite e comodi status quo.
Per il Noi, oltre l’Io.