UN PIANO DI RILANCIO PER LA ‘REGIONE CHE NON C’È’

UN PIANO DI RILANCIO PER LA ‘REGIONE CHE NON C’È’

Tempi biblici e arretratezze burocratiche frenano sempre di più lo sviluppo di una Regione, il Molise, che pure possiede le potenzialità per crescere, facendo del turismo il proprio elemento maggiormente qualificante.

La mancanza di occasioni concrete in grado di implementare, valorizzandole, le risorse esistenti, richiamando, al contempo, anche investimenti dall’esterno, ha determinato negli anni un notevole impoverimento del territorio, con conseguente e inevitabile calo demografico e diminuzione della popolazione esistente. Sono i preoccupanti dati Istat, che rivelano una costante ‘fuga’ dal Molise verso le altre Regioni italiane (sono invece quasi 1.000 i molisani che hanno deciso di trasferirsi all’estero).
Il fenomeno rischia di rendere di fatto sempre più disabitata la Regione, con progressiva e inesorabile trasformazione dei centri abitati in dormitori. I borghi, che pure rientrano tra i più belli d’Italia, ricchi di storia e di notevoli attrattive paesaggistiche, rischiano di diventare disabitati, o, peggio ancora, offrirsi a soluzioni di accoglienza di flussi emigratori che, laddove non gestiti in maniera ottimale, alimenterebbero il deleterio fenomeno della ghettizzazione sociale.

Purtroppo, nonostante le premesse ottimali per un rilancio a 360 gradi in termini di sviluppo, si assiste a un’incapacità cronica e quasi strutturale a convogliare le risorse verso la valorizzazione di autentici patrimoni esistenti, che coniugano l’esistenza di stabilimenti balneari e di stazioni sciistiche nell’ambito di un territorio ristretto a livello dimensionale ma variegato ed interessante. All’interno del Mezzogiorno d’Italia il Molise possiede una propria specificità e criticità tale da renderlo, per molti aspetti, un ‘osservato speciale’ e, in quanto tale, degno di particolari cure ed attenzioni.

Un’idea potrebbe essere quella di fare del Molise una Regione a Statuto Speciale. Potrebbero derivarne vantaggi come una progressiva detassazione e sarebbe così possibile convogliare investimenti destinati a una crescita effettiva di quella che da molti viene provocatoriamente definita ‘la Regione che non esiste’.



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