UNA GIUSTA LEGGE ELETTORALE PER RIPRISTINARE IL DIALOGO TRA ISTITUZIONI E CITTADINI – 24 OTTOBRE 2021
Per conoscere i problemi, bisogna saper osservare.
Allo stato, non sembra che l’Italia punti davvero alla stabilità e a livelli adeguati di democrazia, con reale coinvolgimento dei cittadini. Sembra piuttosto un Paese fintamente democratico, sordo alle istanze del Popolo e impegnato ad assecondare le ambizioni di pochi. Quelli che da sempre si dicono élite.
Qual è il vulnus del sistema partecipativo moderno?
La risposta è, per certo, nella rappresentatività.
A presidio della rappresentatività dovrebbe essere la legge elettorale. Ma non serve troppo intuito né profondità di valutazione per comprendere che le leggi elettorali sono finora state pensate per far gli interessi non dei cittadini, ma delle classi politiche volta per volta al potere.
Questo è il primo grande limite.
Stupisce che passi sotto traccia, nel silenzio distratto delle masse. Si sciopera per il Green pass. Ci si lascia andare a reazioni violente contro la sollecitazione ad aderire alla campagna vaccinale. Eppure si sa che è dalla rappresentanza parlamentare che si passa per comporre gli organi apicali di ogni istituzione italiana.
Per una legge elettorale capace di assicurare stabilità al Paese e rappresentatività al Popolo, nessuno protesta. Mai.
Dal 2023 il numero dei parlamentari sarà ridotto. L’élite diventa ancora più ristretta. È stata proprio una scelta dei cittadini, dei tanti che hanno votato ‘sì’ al recente referendum, riportando l’Italia tra i Paesi a più basso indice di rappresentatività. In concreto, questo comporterà anche, banalmente, una maggiore difficoltà per i singoli di interloquire con il parlamentare di zona, con mortificazione delle opportunità di dialogo tra rappresentati e rappresentante.
Si pensi soltanto che nel 2015 si dava favore all’Italicum, che consentiva di far diventare maggioranza la minoranza grazie al premio di maggioranza sul proporzionale.
In Italia tutto pare possibile. Una resa incondizionata del cittadino dinanzi alle scelte su ciò che conta davvero.
Una giusta legge elettorale può essere strategica per colmare il vuoto di stabilità governativa e di ripristinare il rispetto dei valori costituzionali. Per questo Meritocrazia Italia ha già composto la sua proposta di riforma e continua nella riflessione sul tema. È fondamentale riportare ordine tra le priorità e calibrare gli interventi.
Per avere una buona politica serve risanare il rapporto tra Popolo e Istituzioni, un legame ora indebolito dal taglio dei parlamentari. Occorre evitare che il Paese sia rappresentato da una classe omogenea, perché l’ingovernabilità non è dovuta al frazionamento parlamentare; del resto, neppure il duopolio ha saputo assicurare stabilità. L’Italia non è un piattamente uniforme, ma vive una ricchezza fatta di diversità. Ha un’identità composta grazie alla stratificazione delle influenze culturali. Il Parlamento non può non essere il riflesso della varietà delle sensibilità e delle esperienze. L’omogeneità, poi, sarà data dall’impegno comune e dalla capacità di trovare il punto di convergenza tra orientamenti diversi, nell’interesse unico del Popolo.
È l’esperienza quotidiana di Meritocrazia, che procede nel progetto di costruzione senza sosta, ma non senza le difficoltà che il confronto, prezioso ed essenziale, porta con sé. Non è semplice trovare l’equilibrio, perché questo presuppone consapevolezza istituzionale e presuppone anche che tutti siano disposti ad anteporre il Noi all’Io e a mettere in discussione le proprie certezze. Contano anche le emotività e le debolezze dei singoli.
La fiducia va riconquistata, per convertire in cittadinanza attiva la disaffezione di chi dismette il diritto al voto e accetta passivamente un sistema non rappresentativo.
Animo nella reazione, voglia di vivere la libertà partecipativa e responsabilità, alla base di un Paese migliore.