UTILITÀ E LIMITI DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Per un progresso consapevole e responsabile
«Ci vuole qualcosa in più della intelligenza per agire in modo intelligente» (Fëdor Dostoevskij).
L’intelligenza artificiale, nata con la realizzazione dei primi elaboratori elettronici da parte di McCarth nel 1956, è una sezione di linguistica informatica che si occupa della formalizzazione di problemi e compiti simili a quelli eseguiti dall’essere umano.
Funziona combinando grandi quantità di dati mediante elaborazione veloce e iterativa e algoritmi intelligenti e consente ai software di imparare in modo automatico dai modelli o dalle caratteristiche dei dati.
Si tratta, insomma, di una tecnologia capace di rivoluzionare il modo con il quale l’uomo interagisce con la macchina e le macchine interagiscono tra loro, fornendo a un robot qualità di calcolo che permettono di compiere operazioni e ‘ragionamenti’ anche complessi.
Come tutto ciò che attiene al progresso, l’intelligenza artificiale procura enormi vantaggi, ma innesca anche meccanismi non virtuosi.
L’intelligenza artificiale sottrae all’Uomo l’incombenza di svolgere azioni noiose perché ripetitive e alleggerisce carichi di processo. Incredibili le utilità che potrebbe avere, e che già ha, nel settore sanitario, essendo in grado di analizzare più velocemente e più grandi quantità di dati, e in ambito industriale, avendo il potenziale per introdurre nuove fonti di crescita, favorendo il sorgere di un nuovo modo di percezione del lavoro e rafforzando il ruolo delle persone alla guida della crescita lavorativa.
Non manca, tuttavia, chi mette in guardia dagli effetti collaterali della deresponsabilizzazione, del pericolo di una non corretta individuazione delle responsabilità in seguito alla crescente commistione tra umano e artificiale e della ‘influenzabilità’ dell’essere umano.
Stephen Hawking, uno dei geni più apprezzati della modernità, sosteneva che l’intelligenza artificiale fosse uno strumento atto ad «aiutare a ridurre i danni arrecati al mondo naturale» e, nel potenziale, «a sradicare la povertà e la malattia», ma diceva anche che «il successo nel creare l’IA efficace potrebbe essere il più grande evento della storia della nostra civiltà. O il peggio. Non lo sappiamo». In effetti, l’intelligenza artificiale porta con sé pericolose insidie, potendo incidere anche sulla distribuzione del potere e, in ultima istanza, sugli equilibri economici, e quindi sociali. Hawking si mostrava preoccupato per la possibile radicale sostituzione delle macchine all’Uomo; temeva che qualcuno in futuro sarebbe stato in grado di creare un’IA in continua evoluzione, avvezza al miglioramento continuo, fino a una vera e propria nuova forma di vita.
Per Alexandros Kalousis, professore di Data Mining e Machine Learning presso l’Università di Scienze Applicate in Svizzera, l’intelligenza artificiale è ormai ovunque e avanza velocemente, ma, di recente, gli sviluppatori non sono totalmente consapevoli di tutti i potenziali usi dello strumento.
Di recente, il Consiglio dei ministri ha approvato il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale 2022-2024, frutto del lavoro congiunto del Ministero dell’Università e della Ricerca, del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale.
In linea con la strategia europea, il Programma delinea ventiquattro politiche da implementare nei prossimi tre anni per potenziare l’innovazione, attraverso la creazione e il potenziamento di competenze, ricerca, programmi di sviluppo e applicazioni dell’IA. Al fine rendere l’Italia un centro competitivo sulla intelligenza a livello globale, rafforzare la ricerca e incentivare il trasferimento tecnologico, sono individuate le fonti di investimento europee e nazionali per sostenere ciascun obiettivo.
Occorre ora agire su più fronti per dare nuovo impulso allo sviluppo tecnologico e colmare il già cronico ritardo sul progresso, incentivando condotte eticamente responsabili e di utilizzo consapevole.
Fondamentale, in primo luogo, diffondere la conoscenza dei sette requisiti indispensabili per un’intelligenza artificiale attendibile e leale, come definiti dalle linee guida predisposte a livello europeo (dignità e supervisione umana, robustezza e sicurezza, privacy e governance dei dati, trasparenza, diversità, non discriminazione ed equità, benessere sociale e ambientale, accountability) e dei cinque principi fondamentali della Carta etica europea sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei sistemi giudiziari e negli ambiti connessi (adottata dalla CEPEJ nel corso della sua 31ͣ Riunione plenaria nel 2018) (rispetto dei diritti fondamentali, non-discriminazione, qualità e sicurezza, trasparenza, imparzialità ed equità, controllo da parte dell’utilizzatore).
Importante anche
– rafforzare l’interazione tra centri di ricerca e mondo delle imprese, per favorire uno sviluppo basato sulla capacità di innovazione e prevedere programmi di accelerazione per le start-up che propongono soluzioni innovative per le pp.aa., nonché iniziative mirate a innalzare la qualità di processi e dei servizi pubblici;
– puntare sulla ricerca, aumentando l’attrattività dei dottorati di ricerca e dei progetti di interesse di ricercatori impegnati sia nella ricerca fondamentale sia in quella applicata, promuovendo corsi e carriere nelle materie STEM e mirando a rafforzare le competenze.
È il tempo di definire un adeguato piano di strategia di ripresa a livello istituzionale, per non affidare la crescita del Paese a sole sporadiche e non sempre agevolate iniziative individuali.
FONTI
Tutto sulla intelligenza artificiale – Networ Digital 360
Intelligenza artificiale: quali sono i vantaggi e i rischi- Il cittadino oggi, Corriere Nazionale
Stephen Hawking: il pensiero dell’astrofisico sull’AI-Webnews
Intelligenza artificiale, quanta strada da fare fino alla macchine pensanti-Gtechlogy, Fondazione e organismo di ricerca
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