VIAGGIO NEL MONDO DEGLI HIKIKOMORI

VIAGGIO NEL MONDO DEGLI HIKIKOMORI

I ragazzi dell’eterno presente

Il termine giapponese ‘Hikikomori’ (letteralmente, ‘stare in disparte’) identifica quei ragazzi che ‘scelgono di ritirarsi socialmente’, chiudendosi nella propria stanza e tagliando i ponti con il resto del mondo.
Il fenomeno riguarda soprattutto giovani dai 14 ai 30 anni, principalmente maschi (tra il 70% e il 90%), anche se il numero delle ragazze isolate potrebbe risultare sottostimato dai sondaggi finora effettuati.

L’evento pandemico ha acuito la problematica e l’aumento di casi di suicidi tra giovanissimi ha portato il Governo giapponese ad istituire un Ministero della Solitudine.
Le indagini ufficiali svolte nel Paese del Sol Levante hanno identificato oltre 1 milione di casi, con un‘alta incidenza anche negli over 40. Questo a riprova che, sebbene la condizione che porta ad essere un Hikikomori insorga quasi sempre durante l‘adolescenza, essa tende a cronicizzarsi con facilità e durare, potenzialmente, tutta la vita.

Da diversi anni, la situazione si riscontra con evidenza anche in Italia, dove non esiste un’anagrafe degli Hikikomori, ma si stima che il numero di adolescenti ritirati si aggiri attorno alle 120/150 mila unità.
Un fenomeno in forte crescita che sembra non essere una sindrome culturale esclusivamente giapponese (come si riteneva all’inizio), ma un disagio adattivo sociale che riguarda tutti i Paesi economicamente sviluppati.

Nel 2013, grazie allo psicologo sociale ed esperto di comunicazione digitale Marco Crepaldi, è nata l’Associazione Hikikomori Italia, che si prefigge di informare, sensibilizzare e stimolare riflessioni critiche sul tema e proporre soluzioni.
Lo scopo è capire, non curare, affrontare il problema senza stigmatizzarlo e senza giudicare.
Ulteriore obbiettivo, ma non meno importante, è quello di fornire ai ragazzi tendenti all’essere hikikomori e a genitori che hanno un/a figlio/a in questa condizione, la possibilità di confrontarsi, di capire che non sono soli nell’affrontare questa situazione e che devono essere parte attiva per giungere ad una soluzione positiva del problema.
Secondo il dott. Crepaldi, l’Hikikomori, più che una persona asociale, «è una persona che ha una visione fortemente negativa della realtà e delle relazioni all’interno della società, avendo vissuto un’esperienza di socialità negativa che l’ha indotta a rifiutare gli ambienti sociali, non senza sofferenza».
Un hikikomori non ama stare da solo, ma teme il giudizio altrui.
Quella degli hikikomori è una problematica legata all’aumento della competizione insana. Chi non riesce a tenere alti livelli di performance, sviluppa insoddisfazione e cede alla pressione sociale, avvertendo un forte senso di fallimento, di inferiorità, bassa autostima, che favoriranno l’isolamento.
L’isolamento è uno strumento adottato in modo istintivo «per fuggire a condizioni molto pressanti da parte della società, per poi sfociare in un netto rifiuto verso quel mondo a cui non si vuol più appartenere».
Secondo il dottor Matteo Lancini, Presidente della fondazione Minotauro (Centro clinico di consultazione e psicoterapia), psicologo e psicoterapeuta, l’isolamento sociale «è una modalità attraverso la quale si esprime il disagio che entra nelle grandi forme di patologie della vergogna».
Gli hikikomori, infatti, hanno difficoltà ad accettare, ad esempio, le trasformazioni del corpo tipiche dell’età adolescenziale e quando queste non rispecchiano i canoni imposti dalla società, vanno incontro ad un senso di fallimento che li porta a sperimentare una vergogna pervasiva.
Quest’ultima può derivare anche dal senso di inadeguatezza di fronte ad elevate aspettative da parte di genitori, insegnanti e coetanei.
Sono i ragazzi «dell’eterno presente», nel quale i giorni appaiono tutti uguali ed il ciclo veglia-sonno è stravolto. Spesso sono attivi di notte e dormono di giorno.

Sono giovani ipersensibili, ciò che per chiunque è una puntura di spillo, per loro è una ferita lacerante. Sono «ragazzi senza pelle».

Studiosi e professionisti del settore che hanno attenzionato per mesi ragazzi che hanno scelto l’isolamento sociale, identificando le possibili cause che portano ad una simile condizione.
Esse sono di diverso tipo, in particolare:

caratteriali: gli hikikomori sono ragazzi spesso con un quoziente intellettivo alto, ma particolarmente sensibili e inibiti socialmente e questo crea difficoltà nell’instaurare relazioni soddisfacenti e durature e nell’affrontare le inevitabili difficoltà e delusioni della vita;
familiari: l’assenza emotiva del padre e l’eccessivo attaccamento con la madre sono ritenute possibili concause: i genitori faticano a reelazionarsi con il figlio, il quale, spesso, rifiuta qualsiasi tipo di aiuto;
scolastiche: il rifiuto della scuola è uno dei primi campanelli d’allarme: l’ambiente scolastico viene vissuto in modo negativo e, spesso, dietro l’isolamento si nasconde una storia di bullismo;
sociali: gli hikikomori sviluppano una visione molto negativa della società e soffrono le pressioni di realizzazione sociali, dalle quali cercano di fuggire in tutti i modi.

Ultimamente, si è molto discusso del ruolo che hanno, nella diffusione di questo fenomeno internet e videogame online. Sempre secondo il Prof. Lancini, «internet non è la causa della disconnessione dei ritirati sociali, semmai è la difesa, il mediatore, il riparo, davanti a un dolore talmente pervasivo, che rischia di far impazzire ed avere pensieri suicidari».
Internet e videogame online rappresentano una sorta di «finestra sul mondo» per un Hikikomori, attraverso la quale guardare l’esterno senza esseri visti, perchè incapaci di sopportare lo sguardo altrui su di sé.

Alla soluzione del problema, si oppone un forte negazionismo da parte dei giovani, che rifiutano ogni aiuto perchè non si sentono compresi e non hanno fiducia negli altri.

Per arginare il fenomeno degli Hikikomori, non può non puntarsi sul graduale recupero della capacità di dialogo da parte dei genitori, per l’apertura di una linea di sana comunicazione. I genitori dovrebbero essere disposti ad accedere a percorsi di sostegno ed evitare reazioni violente o coercitive, perchè forzare le sensibilità e spingere ad affrontare sfide sociali che sembrano ardue può aggravare la situazione.
Utile sarebbe anche incentivare le sinergie tra famiglie e Scuola, per arginare la dispersione scolastica e intervenire in maniera efficace sui casi, sempre più frequenti, di bullismo. Fondamentale attuare un Piano Didattico Personalizzato (PDP) su segnalazione della famiglia o del consiglio di classe, per evitare che gli studenti più fragili rimangano indietro.

 

 

 

 

Fonti:
Pagina Facebook “Hikikomori Italia”
wired.it
valoreresponsabile.startupitalia.eu



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