Viareggio: il Governo punti sulla costruzione di una società equa e giusta
Tanto il clamore sollevato dai fatti di Viareggio, dalla reazione spropositata della donna che investe e uccide un borseggiatore.
Se oggi l’opinione pubblica non è unita dal senso di disagio per una morte volutamente procurata in maniera violenta e sono in tantissimi coloro che “giustificano” il gesto, è probabilmente perché si avverte forte l’inadeguatezza di Istituzioni che non riescono a garantire sicurezza ai cittadini e di una politica forse troppo distratta dal gossip.
Basta guardare una qualsiasi delle trasmissioni televisive dedicate al dibattito politico, per accorgersi che l’attenzione è rivolta esclusivamente a beghe interne ai partiti o al dettaglio dei rapporti personali di un ex Ministro.
Restano in disparte, irrisolti, tantissimi dei problemi che contribuiscono a rendere più feroce questa società. Immigrazione selvaggia e mal gestita, ghettizzazione, malasanità, giustizia sintetica, costosa e non funzionante, servizi essenziali negati, pressione fiscale, emarginazione sociale. Tra gli altri.
Ogni questione è (fintamente) affrontata in maniera ideologica, puntando soltanto alla pancia di cittadini trattati da meri “consumatori-elettori”.
Non è un caso che le alte cariche istituzionali trovino sempre spazio per ricevere i potenti rappresentanti di lobby internazionali, ma non abbiano tempo per dialogare con la gente comune, per coglierne le esigenze e conoscerne gli affanni.
Sfuggendo, irresponsabilmente, al proprio ruolo e tradendo la fiducia ricevuta.
Il livello di esasperazione è altissimo, per ogni fascia d’età. Non è più solo questione di disagio giovanile. È un problema di vivibilità del proprio spazio per tutti.
In questo quadro, ci si può aspettare davvero qualunque cosa, perché le difficoltà finiscono per essere affrontate con il qualunquismo della propria emotività. Non si è più in grado di cogliere le sfumature, la complessità delle situazioni, e si prende parte dividendo in maniera netta torti e ragioni.
Alla ricerca continua di capri espiatori alla propria infelicità, di un alibi all’odio latente a ogni tipo di relazione sociale.
Meritocrazia Italia da sempre invoca un’inversione di rotta, un atteggiamento diverso. È fondamentale uno sforzo comune per immaginare una società diversa, per ridipingere la tela bianca del nostro futuro. Dobbiamo decidere POLITICAMENTE quale società abbracciare.
Chiudiamo le attività lavorative alle 20.00 e lasciamo spazio indefinito al mondo dei social con adolescenti connessi senza limiti di tempo e di area; facciamo entrare l’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro e non ci chiediamo cosa faremo dei lavoratori di oggi e del domani; infanghiamo le persone per scelte personali e dimentichiamo che siamo una popolazione a radice cristiana, che dovrebbe avere nel perdono la propria forza; ci riempiamo la bocca di proclami e poi ci sediamo allo stesso tavolo dell’errore di chi abbiamo contestato; siamo contro la Guerra ma finanziamo la difesa armata senza aprire un tavolo internazionale per la PACE; facciamo entrare milioni di persone provenienti da Paesi meno fortunati ma ci limitiamo al gesto di riceverli per poi dimenticare che vivono per strada, sono sfruttati nel lavoro o nel sommerso e non ci chiediamo se foese sarebbe meglio aiutare i Paesi da cui provengono; facciamo specializzare i nostri figli, li mandiamo in giro per il Mondo per le Università migliore ed altolocate e non ci chiediamo come arrestare questo mondo SOCIAL che stordisce tutti e trasferisce nozioni errate ed esempi pessimi che di fatto alimentano poi il nostro quotidiano.
Non è questo il mondo che vogliamo raccontare.
Oltre ogni divisione, serve ritrovare coesione attorno all’obiettivo unico e superiore di un benessere condiviso, fatto non di cose che si possono avere, di ricchezza materiale, ma di cose che si possono fare, di opportunità equamente distribuite, di bellezza artistica, ambientale e culturale della quale si può godere.
Meritocrazia chiede alla politica di avere VISIONE, di guardare alla verità dei problemi, per ripristinare, finalmente, quel rapporto di fiducia con i cittadini che è fondamentale per tendere all’equilibrio sociale ed alla leale collaborazione tra Stato e popolazione.
Stop war.