VIVERE LA DISABILITÀ AMBIENTALE E VIVERE L’AMBIENTE NONOSTANTE LA DISABILITÀ

VIVERE LA DISABILITÀ AMBIENTALE E VIVERE L’AMBIENTE NONOSTANTE LA DISABILITÀ

Bisogni e desideri

Non c’è ambiente senza vita e non c’è vita senza ambiente.
Si sa.
Eppure, nonostante siano globalmente noti i plurimi benefici di vivere in un ambiente sano, l’Uomo continua a deturparlo con noncuranza.

L’OMS definisce la disAbilità come «la condizione di chi, in seguito ad una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale rispetto a ciò che è considerato la norma». Ma l’ambiente non è solo il contesto relazionale e sociale, è anche il luogo naturale in cui vivere serenamente e dignitosamente.

Per malattie ambientali si intendono le condizioni fisiche scaturite dall’ambiente non idoneo alla vita che, nei casi più gravi, possono confluire in vere e proprie disAbilità momentanee o permanenti.
L’Associazione Italiana Medicina Ambiente Salute (ASSIMAS) evidenzia che «molte malattie croniche e la gran parte dei disturbi funzionali trovano la loro eziopatogenesi in sovraccarichi di tipo ambientale quali ad esempio gli inquinanti di tipo chimico, i metalli pesanti, l’elettrosmog, le muffe. Tutto ciò è presente nell’aria, nell’acqua, nel suolo e nel cibo».

Insomma, compromettendo la natura, l’Uomo compromette se stesso.

In attesa che la Medicina Ambientale Clinica si sviluppi e contribuisca ad agevolare azioni proattive e non reattive, bisogna puntare su un modus operandi collettivo maggiormente rispettoso dell’ambiente, senza alcun limite.
È solito tra le persone disAbili ricorrere ad ausili e presidi, ma questi vengono sempre prescritti e gestiti nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale?
I criteri di scelta, durata e smaltimento vengono sempre rispettati?
Di sicuro queste domande non dovrebbero riguardare solo i diretti interessati e gli ambienti sanitari ed ospedalieri.
Si pensi alla pandemia, che è entrata prepotentemente in tutte le case, rendendo tutti più fragili, e ha obbligato a una crescita esponenziale di utilizzo dei dispositivi di sicurezza, veri e propri rifiuti indifferenziati e/o speciali.

Le persone con disAbilità non sempre possono godere a pari condizioni dell’ambiente. Le barriere poste dalla natura sono plurime e spesso non consentono una regolare e autonoma fruizione, pertanto bisogna evidenziare le criticità in modo che si intervenga tempestivamente con progettazioni trasversali e rispondenti ai bisogni.
Non esiste competenza assoluta, è solo una questione di dignità e pari opportunità.
Occorre un meccanismo innovativo di progettazione e cooperazione che sia globalmente sentito.
Bisogna intervenire con azioni mirate e innovative affinché l’ambiente sia salvo dallo sfruttamento incontrollato e nel contempo bisogna attivarsi per renderne la fruizione equa e senza alcun limite.

ASSIMAS, sul proprio sito internet, sottolinea che «dati, registrati su scala mondiale, negli ultimi anni, sono piuttosto preoccupanti soprattutto per il diffondersi di patologie molto severe, quali: Sensibilità Chimica Multipla (MCS), Fibromialgia (FM), Sindrome da Stanchezza Cronica (CFS), Parkinson, Alzheimer e Sclerosi Laterale Amiotrofica. Non è da trascurare inoltre la crescita di patologie allergiche, spesso strettamente legate ai carichi tossici ambientali indoor e outdoor, preludio a patologie ingravescenti».
Indipendentemente dal tipo di disAbilità vissuta in modo personale, dunque, è fondamentale non perdere altro tempo ed intraprendere azioni coese a livello globale che siano riparatrici delle emergenze rilevate e, nello stesso tempo, adattative e preventive.

Con l’estate alle porte, ad esempio, si torna a pensare al problema della scarsa accessibilità delle spiagge.
Anche la gestione della vita quotidiana richiede maggior attenzione perché vivere serenamente corrisponde ad un benessere individuale e dunque sociale e della collettività, senza alcuna esclusione.

I fondi del PNRR nascondono preziose opportunità di garanzia di accessibilità, finanziando l’eliminazione delle barriere architettoniche negli ambienti domestici, negli spazi di Cultura e Sport e nelle infrastrutture che forniscono servizi a tutti i cittadini.
Ma non basteranno nuovi investimenti senza una adeguata opera di
– sensibilizzazione rivolta alla Società civile, alle Istituzioni, alle Associazioni e agli Enti del Terzo Settore, per la promozione di maggiori accortezza e senso civico;
– censimento a livello nazionale dei bisogni e dei desideri dei cittadini, in modo da mappare le criticità rilevate nella fruizione degli spazi;
– adeguata formazione di progettisti e tecnici di settore, pubblici e privati, sulle necessità della ridotta mobilità in modo da garantire concretamente e stabilmente l’accesso all’ambiente, sia esso naturale che antropico, senza alcun vincolo né limitazione;
– previsione nei bandi di concessione del suolo pubblico, demaniale o privato di un punteggio più elevato a chi garantirà adeguata fruibilità anche alle persone con ridotte capacità motorie e sensoriali, con opere ingegneristiche di riqualificazione ed integrazione degli spazi rispettanti le normative vigenti;
– concreto abbattimento delle barriere in ogni luogo pubblico, senza tralasciare spazi e riserve ambientali che, seppur non totalmente fruibili per via della loro conformità naturale, possono essere dotate di passerelle e facilitatori ad hoc in alcuni punti strategici.

Il rapporto tra l’Uomo e l’ambiente è fondamentale e non bisogna mai dimenticare che è anche bidirezionale: sviluppare la sostenibilità ambientale vuol dire sostenere la vita.

 

 

 

 

FONTI:
www.assimas.it
www.epicentro.iss.it
www.europaem.eu
www.parks.it
www.salute.gov.it



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