VOLONTARIATO, REGOLA DEL QUOTIDIANO – 10 AGOSTO 2020
«La libertà non è star sopra un albero. Non è neanche il volo di un moscone. La libertà non è uno spazio libero. Libertà è partecipazione» [Giorgio Gaber, 1972]
Ignavia e indolenza portano a guardare alla Società come a un’entità autonoma e distante dai singoli, affidata al controllo di un corpo politico agnostico e indipendente. Distolgono dal potere affidato ai singoli, di partecipazione attiva alla costruzione di una Comunità secondo bisogni e desideri. Distolgono dall’accezione reale del termine ‘volontariato’, che non è comportamento eccezionale, ma utile regola del quotidiano.
‘Volontariato’ vuol dire impegno civico, promozione fattiva della giustizia sociale e tutela della cosa comune. Piccoli gesti, spontanei, gratuiti e non sempre consapevoli.
Ricorrere alla mobilità dolce od optare per la raccolta differenziata, tra i molti, contribuiscono alla salubrità dell’aria e alla tenuta dell’ambiente, a beneficio di tutti. Non sprecare l’opportunità di voto cosciente, prestando cura ed evitando disillusa superficialità e condizionamenti ideologici, vuol dire avere a cuore le sorti del Paese.
In tutto questo v’è del volontariato.
Purtroppo la quotidianità rivela uno scenario poco confortante. La sensibilità per i problemi altrui si ferma alla costatazione emotiva, ma l’azione conseguente è compiuta soltanto se risponde anche e prevalentemente a un interesse personale.
L’individualismo cronico corrode lo spirito di iniziativa altruistica e offusca l’importanza del valore solidaristico.
Meritocrazia Italia punta sull’inclusione sociale e sull’azione.
Finita l’era della contemplazione, serve attivarsi per una effettiva rimozione degli ostacoli alle opportunità e delle preclusioni economiche alla formazione. Ogni competizione deve potersi svolgere a parità di ruoli e forze.
Ogni scelta, individuale e istituzionale, deve essere guidata non dal desiderio di evidenza personale, ma dalla voglia di dare un contributo alla custodia del bene comune e alla promozione del benessere collettivo.
Serve restituire dignità alle istanze personaliste e solidaristiche proprie del disegno costituzionale, per sedare il rancore sociale che si esprime sempre più spesso in quei conflitti non fisici o armati, ma altrettanto cruenti che si consumano con i nuovi strumenti mediatici. Sui social, frequenti condotte ridicolizzanti e diffamatorie danno facile sfogo a invidia e odio.
Costruire un impianto normativo adeguato è importante. Definire programmi politici mirati lo è altrettanto. Ma il senso civico e d’umanità non possono essere oggetto di imposizione. La fiducia nei valori che caratterizzano da sempre l’identità del Paese merita di ripartire anche dal basso, grazie al recupero spontaneo dei buoni sentimenti.
Cultura, competenza, cura delle debolezze. Sono questi gli strumenti per riattivare il motore della solidarietà. Perché nessuno sia lasciato indietro.
Ci sono modi diversi di far volontariato.
Tra tutti, ve n’è uno scorretto; quello fatto di distribuzione iniqua di liquidità nel tessuto sociale. L’immissione di ricchezza inutile allo scopo di livellare le classi sociali tradisce la funzione prima del volontariato.
Il modo più corretto, invece, è quello fatto di passione e costanza. Di inclusione. Di coinvolgimento attivo. Di reazione all’allettante tentazione di non guardare oltre il confine delle proprie debolezze e delle proprie preoccupazioni. Di superamento della miope convinzione che il benessere proprio e dei cari possa esaurirsi nella cura del ridotto contesto di riferimento, senza attenzione per l’eredità da consegnare alle generazioni prossime.
Meritocrazia è cittadinanza attiva. È costruzione di stabilità per il futuro. È proclama dei valori di ‘inclusione sociale’ e ‘prodotto interno umano’. Ma è anche volontariato altruistico, fattivo e di iniziativa; affida il megafono a chiunque abbia voglia di proporre, suggerire o condividere idee, e apre il palco ai meritevoli, senza barriere all’ingresso.