WATER SERVICE DIVIDE
Rischio desertificazione per le Regioni meridionali
È un fatto noto che, soprattutto nel sud Italia, le infrastrutture idriche siano insufficienti e che quelle esistenti necessitino di manutenzione e rinnovo. Per altro verso, avere strutture efficienti vuol dire (non soltanto essere al passo con i tempi, ma anche) crescere in capacità di risparmio economico.
È semplice: meno spreco, meno costi.
A una prima osservazione dello stato dell’arte, la distanza tra Nord e Sud è incredibilmente marcata.
In Sicilia è disperso oltre il 50% dell’acqua dalle reti idriche; in Sardegna si conta il 51,2% della dispersione. Sull’Appenino Centrale italiano, mediamente, l’acqua dispersa nelle reti idriche raggiunge il 48,4%, mentre nell’Appennino Meridionale tocca il 48%.
Le Regioni del Mezzogiorno fanno registrare, in totale, una dispersione idrica del 52,3%: oltre la metà dell’acqua che viene immessa nei sistemi di acquedotto va sprecata. E il divario col resto del Paese è evidente: la perdita media nazionale è del 43,7%. Oltre 1 milione e 450 famiglie del Sud Italia subiscono delle interruzioni nella fornitura idrica.
Questo fa ben comprendere quanto elevato sia il rischio di desertificazione per oltre il 20% del territorio italiano, con un picco del 70% della terra di Sicilia (dove, soltanto la scorsa estate, la siccità ha dimezzato le risorse idriche negli invasi della Sicilia).
È importante evitare che questo fenomeno si tramuti in una prassi costante. Occorrono interventi tempestivi. Le perdite idriche nazionali ammontano a uno spreco di oltre 4,5 miliardi di metri cubi di acqua potabile.
Di questo passo l’acqua diventerà un bene a rischio.
Secondo quanto evidenziato dall’Istat, il servizio pubblico di fognatura comunale è completamente assente in almeno 40 Comuni del Meridione; discorso simile per il servizio di depurazione, assente in ben 339 comuni italiani, dei quali il 66,4% localizzati al Sud.
Si parla sempre più spesso di Water Service Divide tra Nord e Sud.
Anche per questo motivo, l’Italia è stata sottoposta dalla Commissione europea a ben quattro procedure di infrazione a causa delle irregolarità di trattamento delle acque reflue. La metà degli agglomerati che sono stati oggetto di condanna si trovano proprio al Sud Italia.
Su queste premesse, il Governo conferma oggi l’intenzione di destinare il 40% delle risorse del Recovery Plan al Sud Italia, con un’attenzione molto marcata al problema idrico.
La risoluzione delle problematiche idriche sarà la parte cruciale di un progetto che prevede 57 opere pubbliche di prioritaria importanza. Opere dal valore di oltre 83 miliardi di euro, dei quali ben 2,8 miliardi verranno destinati alle infrastrutture idriche: di questi, 501 milioni di euro sono destinati a opere che ricadono nel Sud Italia. In particolar modo, si parla delle dighe di Catania ed Enna.
Il Governo si è impegnato a far sbloccare i cantieri e tutte le risorse necessarie. D’altronde, molte società private di gestione idrica già fanno da tempo la loro parte, producendo un fatturato di oltre 4 miliardi di euro, e investendo oltre 500 milioni di euro l’anno. Ma questo non basta, senza infrastrutture idriche adeguate e interventi di manutenzione necessaria e di rinnovamento.
Si può fare tanto.
Il PNRR è un’opportunità preziosa e porta via ogni alibi all’inerzia motivata con la scarsa disponibilità economica. Consentirà di tutelare l’acqua come bene della vita, ben più di quanto non sia stato tutelato il petrolio negli anni del boom economico.
Utile sarebbe operare seri interventi di riforma normativa sugli impegni degli enti locali, se del caso attraverso la ridefinizione delle sanzioni a carico di quelli che non provvedano almeno alla manutenzione idrica e l’individuazione di standard minimi garantiti.
Fondamentale anche un’opera seria di sburocratizzazione, con accentramento delle competenze a favore del Ministero dell’Ambiente, chiamato a un impegno continuo di vigilanza. Sempre per la maggiore speditezza, per i comuni più piccoli (classificati secondo estensione in superficie o numero di abitanti) si potrebbe pensare di creare un unico bacino che abbia la responsabilità di segnalare e intervenire in caso di guasti o semplicemente per la manutenzione ordinaria.