ZEA E SOSTENIBILITA’
Vivere la Natura nella cittadinanza attiva
Nel 1972, per ricordare l’istituzione del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite, delineato dalla Conferenza sull’Ambiente tenutasi a Stoccolma, l’Assemblea Generale dell’ONU proclamò la Giornata Mondiale dell’Ambiente, fissando al 5 giugno di ogni anno la data celebrativa della ricorrenza.
Nata con lo scopo di sensibilizzare la popolazione mondiale sul tema della salvaguardia dell’ambiente, la Giornata si svolse quindi per la prima volta nel 1974, quando venne coniato lo slogan “Only one Earth”, “Una sola Terra”, volto a rendere ben chiara l’importanza di tale evento.
Questo segnò l’avvio di una piattaforma globale in continua evoluzione mirata a incrementare la consapevolezza della società in ordine alle tematiche ambientali, oltre che a favorire azioni concrete per fronteggiare problematiche di urgenza mondiale come l’inquinamento dei mari, il riscaldamento globale ed il consumo sostenibile.
Improntata al tema del “Ripristino degli ecosistemi”, la Giornata Mondiale dell’Ambiente 2021 si pone dunque l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica alla prevenzione ed all’inversione di tendenza nell’ostacolare i danni inflitti agli ecosistemi terrestri promuovendo un nuovo modello di vivere il pianeta e la natura, dallo sfruttamento alla rinascita.
Una scelta in linea con la mission del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino dell’Ecosistema, inaugurato nella ricorrenza odierna allo scopo di far rivivere miliardi di ettari di ecosistemi in perdita.
Una sfida impegnativa tesa a vertere sull’importanza di trovare soluzioni che rigenerino il Pianeta invertendo i processi in atto che ne stanno danneggiando gli ecosistemi e che, secondo la modifica per l’inserimento di un nuovo comma approvata dalla Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama lo scorso 19 maggio, dovrebbe essere consacrata anche nel testo novellato dell’art. 9 cost. (“La Repubblica tutela l’ambiente e l’ecosistema, protegge le biodiversità e gli animali, promuove lo sviluppo sostenibile, anche nell’interesse delle future generazioni”) a conclusione del lungo iter parlamentare appena avviato.
Uno storico e significativo cambio di passo che, elevando l’affermazione dell’ambiente a valore tra i princìpi fondamentali, assieme agli emendamenti proposti anche per gli artt. 41 e 117 cost., apre la strada ad un nuovo modello di sviluppo, improntato alla salvaguardia dell’ambiente, della biodiversità e delle persone e volto a porre le generazioni presenti nella condizione di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità di fare altrettanto a quelle future.
Una proposta di revisione che, interpretando la necessità della modifica costituzionale non solo allo scopo di allineare il nostro standard a quello europeo secondo gli obiettivi principali fissati dall’Agenda 2030, ma soprattutto come un’opportunità di rendere lo Stato Italiano promotore di un’etica ambientale, quale terzo Paese nel mondo e primo in Europa, potrebbe quindi dare avvio ad una proficua stagione di riforme sugellata da un’inversione di tendenza, sostanziale e radicale, del paradigma uomo/Ambiente, votato alla logica dello sfruttamento, nel binomio Ambiente/uomo, vocato all’egida della rigenerazione.
Un obiettivo ambizioso che andrebbe a scardinare l’assenza di politiche efficaci nella lotta al cambiamento climatico registrata dallo Stato italiano, nonché a riconoscere alle risorse della diversità biologica il ruolo di pilastri su cui fondare Civiltà e di motori per la ricostruzione di un Paese in cui ambiente ed economia devono coesistere, e che potrebbe essere realizzato mettendo a sistema e facendo operare in modo trasversale l’intera produzione legislativa in materia, attualmente in evoluzione e frammentata in provvedimenti settoriali.
In tale ottica, una misura coniata per generare ricadute economiche positive nel novero dello sviluppo sostenibile dei territori è senz’altro costituita dalle Zone Economiche Ambientali (acronimo ZEA), ossia aree coincidenti con i territori dei parchi nazionali istituite dalla legge clima a fine 2019 e presenti in numero ancora molto limitato nel nostro Paese. I vantaggi correlati ad esse, destinati a micro, piccole e medie imprese che svolgono attività economiche eco-compatibili nonché attività di guida escursionista e di guida del parco, assieme al contributo straordinario previsto dall’art. 227, d.l. Rilancio, pur rappresentando un valido ausilio, andrebbero inseriti in un più ampio impianto normativo volto a prevedere pacchetti di misure mirate a realizzare un sistema di economia geo-circolare e di fiscalità di sviluppo che incentiva l’insediamento in aree territoriali ove l’aria salubre e la vocazione naturale si coniugano per la sperimentazione di forme di economia sostenibile. A tal fine, un ottimo risultato potrebbe essere perseguito mediante l’istituzione congiunta delle ZEA con Zone Franche Montane e/o Rurali per agevolare le piccole e micro imprese e le aziende operanti nelle filiere agro pastorali, agroalimentari e agro industriali.
Con la creazione di un connubio tra tutela dell’ambiente e sviluppo economico improntato al binomio ZEA/ZFM e ZEA/ZFR i parchi non solo avranno la possibilità di produrre sviluppo senza contrastare con l’ambiente, ma renderemmo l’Italia capofila nel Mondo per aver realizzato un modello innovativo attento alle esigenze dei territori.